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Vinicio Capossela chiude col botto l’edizione 2020 E l’anno prossimo arrivano i Paesi scandinavi

Sarà la civiltà musicale dei Paesi scandinavi la protagonista della prossima edizione del Festival delle Nazioni. L’annuncio è stato dato ieri, in occasione della conferenza stampa di chiusura dell’edizione 2020, dal presidente Leonardo Salcerini e dal direttore artistico Aldo Sisillo. Quella di quest’anno è stata un’edizione in versione ridotta a causa del Covid, "ma ugualmente soddisfacente", dicono gli organizzatori all’indomani dell’appendice di settembre che ha visto piazza dell’Archeologia, venerdì sera, gremita per il concerto di Vinicio Capossela. Vestito di rosso, come a esorcizzare il Pandemonium, Capossela ha offerto due ore di live: l’eclettico artista ha ripercorso le sue canzoni o meglio le sue storie, in un viaggio andata e ritorno negli inferi del Pandemonium incontrando figure mitologiche, poesia, omaggi ai grandi della letteratura, sirenette, Celine, croci da portare o sogni da ritrovare. Una poesia di Majakovskij, come omaggio alla Russia, nazione ospite del festival in questa edizione. Ma per Città di Castello Capossela riscopre anche "Femmine" da "Canzoni della Cupa" dedicandola alle tabacchine; poi ancora l’amore e le sue complicanze in "Scivola Vai via", la politica e l’ironia nel "Marajà". Tutto con i suoi straordinari compagni di viaggio: il contrabbassista Andrea Lamacchia e l’uomo orchestra Vincenzo Vasi. L’artista cita Burri e i suoi cretti, loda i luoghi e le persone che lo hanno accolto nel suo breve soggiorno tifernate, passando dal racconto del demone "che disgrega e distrugge", fino alla perfetta letizia cui tutti, in ogni caso, potremmo tendere.

Cristina Crisci