"Velocizzare l’iter per lo psicologo di base"

Lazzari, presidente nazionale ’’Cnop’’: ’L’Umbria al momento è ferma, a settembre dovremmo incontrare l’assessore regionale Coletto’

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di Patrizia Peppoloni

Tra disagio giovanile, femminicidi, precarietà del lavoro, fobie collettive (la pandemia, la guerra, l’emergenza climatica e ambientale) ‘vedere nero’, in un mondo che sta perdendo ogni filtro rosa, sta diventando la norma. Il dominio dell’ansia e della paura diventa talvolta rabbia, troppo spesso violenza. Lo conferma la cronaca. E sulla spinta di concrete evidenze di disagio sociale, ci si sta rendendo conto che la dimensione psicologica che attiene alla persona ha bisogno di attenzione e cure non meno di un femore rotto. Il tutto nella cornice di una sanità pubblica che, attraverso i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si appresta a vivere una rivoluzione nella riorganizzazione dei servizi territoriali, che auspicabilmente -per sintonizzarsi col presente - dovrebbero includere anche la figura dello psicologo di base. Così la pensa il dottor David Lazzari, presidente nazionale e regionale umbro dell’Ordine degli Psicologi.

Dottor Lazzari, come si può far fronte alla crescente richiesta di sostegno psicologico, considerando anche l’impennata post-pandemia?

"Dall’inizio della pandemia le richieste di aiuto psicologico sono aumentate di oltre il 50%, anche se poi il deficit organizzativo delle strutture pubbliche fa sì che le risposte si trovino più che altro nel privato, creando una discriminazione di fatto tra chi può permettersi lo psicologo e chi non può. Da non dimenticare che gli ambiti di applicazione delle psicologia, sono molto più estesi di quelli psichiatrici, seppur sinergici con essi e toccano una molteplicità di contesti: l’assistenza ai malati gravi, gli hospice, i bambini, gli adolescenti, le problematiche legate alla paternità e alla maternità, quelle di coppia e tanto altro. La pandemia ha moltiplicato le richieste di assistenza non solo perchè sono aumentati i problemi, ma anche perchè la stasi forzata ha favorito la riflessione ed ha portato ad acquisire più consapevolezza dei problemi. Le persone si sono rese conto che la salute non è semplice assenza di malattia ma. come definito dall’Organizzazione mondiale della sanità, si riferisce ad uno stato di benessere fisico, psichico e sociale".

Nelle costituende ’case di comunità’ sarebbe quindi opportuno inserire, oltre al medico di medicina generale e al pediatra di libera scelta anche lo psicologo di base...

"Certo, ma allo stato attuale la legge nazionale per lo psicologo di base è ferma per lo stop della legislatura e l’imminente voto. Quella legge aveva avuto consensi trasversali e mi auguro che venga approvata quanto prima. Le Regioni, vista anche la spinta dal basso, hanno cominciato a muoversi con delle leggi regionali, anche se a velocità differenti. Per esempio la Campania è già nella fase esecutiva, si è mossa prima e per ora ha previsto l’inserimento dello psicologo di base nei distretti sanitari già esistenti. Teniamo presente che già il ’decreto ministeriale 77’ sul riordino della sanità territoriale include lo psicologo di base nelle ’case di comunità’ previste dal nuovo piano di riorganizzazione".

L’Umbria a che punto è in questo cammino per potenziare l’assistenza psicologica?

"Molte regioni si stanno già muovendo sul fronte dello psicologo di base, mentre in Umbria il percorso è ancora da compiere, ma abbiamo alle spalle una esperienza di sperimentazione importante che ha costituito un riferimento nazionale e quindi possiamo recuperare bene e in tempi rapidi".

Le altre regioni si stanno muovendo più velocemente?

"Faccio qualche esempio: il Lazio ha stanziato 2 milioni e mezzo per l’assistenza psicologica, Toscana, Abruzzo e Marche si stanno muovendo con delle delibere, idem l’Emilia Romagna che ha una delibera regionale che riorganizza il settore. L’Umbria al momento è in attesa di una iniziativa concreta dopo il varo del Piano Sanitario regionale. A settembre dovremmo avere un incontro con l’assessore regionale alla sanità Coletto e il direttore generale della sanità umbra, D’Angelo, per finalizzare i progetti. C’è circa un milione di euro fissato dalla legge di bilancio ed è già stata espressa l’intenzione di finalizzare queste cifre per la psicologia di base. C’è poi la riorganizzazione operativa delle attività psicologiche tramite l’attivazione di adeguate forme di coordinamento a livello aziendale. Anche i cittadini umbri hanno forti bisogni in questo campo come ha documentato una ricerca effettuata nei mesi scorsi e quindi servono risposte specifiche che consentano agli psicologi di fare la loro parte in modo trasversale.

E’ quindi strategico considerare la figura dello psicologo nell’equipe multidisciplinare che lavorerà nelle case di comunità e potenziare questa presenza a livello ospedaliero. Ci auguriamo che accada presto per evitare situazioni di serie A e di serie B. Di buono c’è che il nuovo piano sanitario regionale sembra recepire una nuova dimensione della cura a 360 gradi".

Come andrebbe formato lo psicologo di base?

"Con un apposito corso di formazione a livello regionale, in Campania sta già avvenendo, con l’obiettivo di strutturare una professionalità in grado di affrontare i molteplici aspetti della cura psicologica sul territorio, in altre parole uno psicologo di assistenza primaria".