
Metal detector in tribunale
Perugia, 10 aprile 2015 - ENTRARE ARMATI e sparare contro giudici, cancellieri, avvocati e testimoni è facile anche a Perugia. Anzi, anche di più. In piazza Matteotti, dove si trova il tribunale civile, non ci sono metaldetector, tornelli o controlli. Di nessun genere. C’è un poliziotto della Provinciale, neppure tutti i giorni, nascosto dietro la porta a vetri del primo piano. Tiene compagnia a un usciere. Al Palazzo delle Poste nessuno perquisisce nessuno. Ognuno è libero di andare dove vuole. Anche i peggiori malintenzionati.
«IL COMUNE – attacca il presidente Aldo Criscuolo – deve ancora rispondere alle nostre richieste di realizzare un progetto con tornelli e rilevatori elettronici. Dov’è la sicurezza?». Gia, dov’è? Il numero uno del tribunale di Perugia ha già preso carta e penna per mettere nero su bianco richieste di «potenziamento del livello di guardia». La lettera finirà sul tavolo del prefetto, del questore e del presidente della Corte d’appello. Con quest’ultimo li separa, di fatto, una piazza. Ma entrare in Corte d’appello è assai più arduo. Anche per chi va e viene tutti i giorni. Oltre al commesso e all’agente si deve passare attraverso un bussolotto. Borse e zainetti vengono spogliati ai raggi X. E non è finita: chiunque entra deve esibire un documento d’identità che viene scannerizzato e registrato. Così è più difficile commettere attentati.
TRASFERIAMOCI in via XIV Settembre, sede della sezione penale del tribunale. C’è voluta la strage del Broletto, quando Andrea Zampi uccise due impiegate e poi si tolse la vita, per far accendere il metaldetector, fino al 6 marzo 2013 rimasto imballato e utilizzato come ingombrante oggetto di arredamento all’ingresso. Anche qui c’è un solo agente della Provinciale a garantire la sicurezza e, in sua assenza, sono gli uscieri a dover far attraversare il metal detector. E se succedesse qualcosa? Cosa potrebbero fare?.
«SIAMO terrorizzati – dice Criscuolo –. Al civile i rischi non sono mica inferiori rispetto al penale… Ogni giorno trattiamo fallimenti, separazioni di famiglie, amministratori di sostegno. Serve maggior cautela».
«DI QUESTI temi si è parlato in Commissione manutenzione perché il problema è concreto e reale – aggiunge il presidente della Corte d’appello, Wladimiro De Nunzio –. Nel caso di specie si tratta di un palazzo particolare, ma essenzialmente è un problema economico». Ci sono tesi contrastanti: c’è chi sostiene che le spese ricadrebbero sul Comune, altri su via Arenula. Nel dubbio, comunque, teniamo le dita incrociate e affidiamoci alla fortuna. .
Enzo Beretta