Umbria, i giorni del terremoto. "Ma nessun collegamento con i drammi del passato"

Circa 200 sfollati fra Perugia e Umbertide, 400 sopralluoghi, diversi immobili inagibili. Tesei: "Fondi in arrivo dal governo". Il sismologo: "Faglia piccola, non ha mai causato grossi danni"

Un centinaio di sfollati a Perugia e almeno altrettanti nel comune di Umbertide. E poi: oltre 400 sopralluoghi in edifici pubblici e privati, alcuni immobili inagibili e danni a diverse strutture (sei le chiese già chiuse) ma che non sono ancora quantificabili. E’ la conta parziale e provvisoria dei danni provocati dal terremoto di giovedì in Umbria. Due scosse (4.3 e 4.5 Richter) a distanza di quattro ore una dall’altra che ancora una volta hanno lasciato il segno. L’epicentro in una frazione di Umbertide, Pian d’Assino, a ridosso con il territorio comunale del capoluogo umbro. E infatti i paesi più colpiti sono proprio i due che confinano tra di loro: Pierantonio e Sant’Orfeto. Immediata la risposta di Regione, Comuni, Protezione civile, vigili del fuoco, Caritas e volontari: sono stati allestiti in poche ore 150 posti letto in due palestre che sono serviti a coloro che hanno la casa inagibile ma anche a chi ha paura a dormire sotto il proprio tetto. Molti, giovedì sera, hanno trascorso la notte da parenti o amici, lontano dalla zona dell’epicentro. Centinaia di cittadini si stanno intanto rivolgendo ai Comuni per chiedere i sopralluoghi. Ci sono crepe da valutare, case ed edifici pubblici dei quali verificare la stabilità. Intonaco e calcinacci si sono distaccati in diversi negozi, in abitazioni e uffici. "Bisogna capire - ha detto l’assessore regionale alla Protezione civile Enrico Melasecche - quanti hanno bisogno di un posto letto perché hanno lasciato le case per paura e quanti saranno invece costretti a lasciarle per i danni del sisma". La presidente della Giunta regionale, Donatella Tesei, ha infine fatto sapere che l’Esecutivo ha deliberato lo stanziamento di fondi da destinare all’emergenza terremoto.

Foto Ansa

Perugia, 11 marzo 2023 - "Quella che si è attivata nelle vicinanze di Umbertide è una faglia di piccole dimensioni e tra l’altro poco conosciuta. In duemila anni ha fatto registrare terremoti non superiori a 5 gradi della scala Richter e questo ci dovrebbe confortare. Siamo certi, inoltre, che la sismicità che si era attivata il giorno prima nell’area di Città di Castello, a 20 chilometri dall’epicentro, o quella che sta proseguendo in questi giorni nell’area di Amatrice e della Valnerina, colpite pesantemente dal sisma del 2016, non siano assolutamente collegate a questo terremoto". A parlare è Michele Arcaleni, responsabile del settore indagini geofisiche dell’Osservatorio sismico ’Andrea Bina’ di Perugia, un’istituzione nel mondo dei terremoti: qui il monaco Benedettino Bina progettò e realizzò il primo sismografo a pendolo della storia, nell’anno 1751. Arcaleni fornisce piegazioni e chiarimenti in merito al terremoto che ha interessato l’Umbria negli ultimi due giorni.

Direttore, qual è la situazione attuale?

"Da giovedì sera, dopo la scossa più forte di 4.5 gradi Richter, abbiamo avuto una settantina di repliche di magnitudo contenuto ma che testimoniano come l’attività sismica sia in atto e continuerà sicuramente anche nei prossimi giorni".

Ci sono state molte scosse di assestamento nelle ultime 48 ore, ma con magnitudo piuttosto bassa rispetto al solito. E’ un buono o un cattivo segnale?

"E’ fisiologico avere repliche che via via vanno a smorzare l’energia liberata. Direi che stiamo assistendo a un’evoluzione normale".

La domanda in questi casi è quasi scontata, ma obbligatoria: cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime ore, nei prossimi giorni?

"L’andamento della sismicità non è anomalo, ma al solito non si può escludere che ci siano altre scosse avvertibili dalla popolazione: ripeto, però, che è una zona che storicamente non ha fatto registrare mai terremoti superiori a 5 gradi. E questo dovrebbe essere di conforto, anche se la paura della gente è comprensibile".

Arcaleni, il giorno prima del forte sisma di Umbertide, c’erano state scosse in un’area non lontana, a Città di Castello. A suo avviso poteva essere letto come un segnale premonitore?

"Niente affatto. Come le accennavo, 24 ore prima del sisma di giovedì si è attivato un piccolo distretto sismico in frazione Fraccano di Città di Castello. Ma si tratta di un distretto completamente staccato da quello di Umbertide, c’è stata solo una coincidenza temporale, perché le due faglie sono diverse e lontani oltre 20 chilometri: escludo correlazioni".

Allo stesso tempo da ieri si registrano piccole scosse nelle aree del sisma del 2016, quella in cui ci furono trecento morti: anche qui non ci sono collegamenti nonostante al distanza non sia così elevata?

"Esattamente, non c’entrano proprio niente, questo è dimostrabile. Quella di Umbertide non è la stessa faglia di Amatrice né di L’Aquila né tanto meno quella del 1997 di Foligno e delle Marche. Ci sono state piccole scosse in quella zona nelle ultime ore che fanno parte della sismicità di fondo di quelle aree. Noi tutti adesso ci facciamo attenzione solo perché c’è stato un terremoto forte da poco, altrimenti nessuno, se non gli studiosi, lo avrebbero notato. Ma è un’attività che rientra nella ampiamente nella media".