SOFIA COLETTI
Cronaca

Sonia Bergamasco "La mia locandiera a teatro"

L’attrice racconta l’atteso spettacolo diretto da Antonio Latella e prodotto dallo Stabile umbro, in arrivo al Morlacchi

Sonia Bergamasco "La mia locandiera a teatro"

L’attesa è altissima. Dopo il debutto a Spoleto e le prime recite di successo sui palcoscenici italiani, la nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria torna a casa. “La locandiera“ di Carlo Goldoni per la regia di Antonio Latella apre stasera la stagione degli Illuminati di Città di Castello (replica sold out) per proseguire la sua tournée al Morlacchi di Perugia, dove sarà in scena da domani a domenica, con svariati incontri collaterali. Protagonista nel ruolo di Mirandolina è Sonia Bergamasco (nelle foto), attrice dal talento raffinato e profondo, che rinnova il sodalizio con Latella dopo “Chi ha paura di Virginia Wolf?“, (altra produzione Tsu che le è valsa il premio Ubu) e che racconta con entusiasmo lo spettacolo, dove recita con Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni (anche lui Premio Ubu per “Virginia Woolf“), Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo e Valentino Villa.

Come avete affrontato un classico come Goldoni?

"Antonio ama frequentare i classici, da Shakespeare a Goldoni, e la sua rilettura c’è, eccome. Questa “locandiera“ è la possibilità di entrare nella lingua di metà Settecento, quella di donne e uomini dell’epoca che parlano però di cose che ci riguardano tutti. Il classico è questo, il respiro al presente. Anche il pubblico lo sente e resta meravigliato da quanto un classico del 1752 riesca a reggere a una lettura in abiti contemporanei e una scena essenziale, non d’epoca. La lingua però è quella di Goldoni, senza manomissioni".

E chi è la sua Mirandolina?

"La scopro giorno per giorno e sento quanto amore e quale sguardo preciso, generoso e forte Latella sia riuscito a restituire al personaggio. Al di là di tutti i cliché che tentiamo di evitare il più possibile, Mirandolina è un femminile che conserva il suo mistero, il centro di questa storia"

La sua attualità?

"E’ una donna che si presenta dicendo di amare la sua libertà, tratta con tutti ma non si innamora di nessuno, sa leggere e scrivere, regge una locanda e non vuole essere diretta, protetta e manipolata. Finché non entra in gioco un elemento nuovo, disturbante, diverso e si scopre che non è così forte e abile: l’amore, un tema enorme in questo spettacolo".

Per il regista La locandiera è un manifesto culturale e civile...

"Beh, i temi politici sono chiari, forti. La protagonista è una donna, esponente della nuova borghesia del lavoro che si sta affermando a metà Settecento. E con la sua abilità annienta tutta l’aristocrazia".

Con Latella il sodalizio è ormai ben consolidato...

"Nei suoi confronti sento una profonda fratellanza umana e artistica, sono felice di lavorare con un artista come lui, mi sento vista e capita. E per questa carica ed energia amorosa, sento di poter restituire il meglio".

E con lo Stabile dell’Umbria?

"Da anni lavora con Latella, il direttore Nino Marino ha un rapporto stretto e antico con la produzione di Latella, ci ha creduto dall’inizio con molto coraggio. Perché Latella è spericolato, pronto a sbagliare per andare fino in fondo, come i veri artisti. In questo caso poi lavoro con attori e attrici fantastici, mi trovo benissimo. E’ facile lavorare con questo gruppo tecnico-artistico così solidale ed empatico".

Perugia la conosce bene?

"Ricordo, lontanissima nel tempo, “La trilogia della villeggiatura“, un progetto molto lungo, importante con la regia di Massimo Castri dove ho conosciuto Latella come attore. A Perugia abbiamo provato a lungo, ho un ricordo indelebile di strade e viuzze che frequentavo notte e giorno".

I biglietti si possono prenotare allo 075.57542222 e da ricordare venerdì alle 17.30 l’incontro con la compagnia a teatro, sabato alle 11.30 l’approfondimento di Linda Dalisi e domenica alle 17 la recita audiodescritta.