REDAZIONE UMBRIA

"Vetrina irripetibile". Giro d’Italia a Gubbio. Il Comune soddisfatto

Il sindaco Fiorucci: "Le immagini della città gremita proiettate su un placoscenico internazionale" .

Il sindaco Fiorucci: "Le immagini della città gremita proiettate su un placoscenico internazionale" .

Il sindaco Fiorucci: "Le immagini della città gremita proiettate su un placoscenico internazionale" .

Dopo l’euforia dei giorni appena trascorsi, il Comune di Gubbio traccia un bilancio della partenza della nona tappa del Giro d’Italia ospitata dalla città di pietra. Una due giorni di eventi incastonata in un periodo già concitato di suo che ha animato Gubbio e gli eugubini.

"La città ha accolto con calore ed energia l’arrivo delle squadre e dei protagonisti del Giro – sottolinea Vittorio Fiorucci, sindaco di Gubbio – e la partenza ufficiale delle 13 ha rappresentato il culmine di una macchina organizzativa impeccabile, attivata mesi prima grazie al lavoro sinergico del Comitato di Tappa, degli assessori competenti, della macchina amministrativa e di tanti volontari che hanno voluto fare la propria parte per la riuscita di questo evento.

Le immagini di una Gubbio gremita, vestita a festa e proiettata su un palcoscenico mediatico internazionale sono già patrimonio condiviso di un’intera comunità. Una vetrina irripetibile, resa possibile anche grazie al fondamentale contributo della Regione Umbria e della Fondazione Perugia, il cui sostegno ha reso concreto un sogno atteso da tempo".

Il Giro d’Italia ha portato a Gubbio un’onda rosa fatta di sport e passione, ma anche di coesione sociale, sviluppo, promozione turistica: 50 i mezzi di produzione tv in città, 3 trucks, 10 moto, 2 elicotteri, 48 telecamere ufficiali, di cui 10 a terra, 5 montate sulle moto e 2 sugli elicotteri, con 200 Paesi collegati e una diretta tv distribuita su 5 continenti.

Una sfida vinta grazie alla collaborazione tra istituzioni, associazioni, cittadini, volontari e operatori commerciali, tutti uniti nell’abbracciare un evento che ha superato ogni aspettativa.

Federico Minelli