DANIELE CERVINO
Cronaca

Silvia, prima donna alla guida dell’ambulanza

Amorosi è autista-soccorritore del 118 dell’Azienza ospedaliera di Perugia. "Grande responsabilità, ma niente pregiudizi"

di Daniele Cervino

Pochi minuti per raggiungere il paziente. Una corsa contro il tempo per salvargli la vita. Silvia Amorosi guida la speranza e sa bene che il suo non è un lavoro facile. Ma lei, 37 anni, da sempre si spende per aiutare gli altri. Da piccola giocava con le bambole, ma anche con le macchinine. E oggi è la prima autista-soccorritore di ambulanze del 118 dell’Azienda ospedaliera di Perugia. "Un grande orgoglio", dice con il sorriso. E’ toscana, vive a Torrita di Siena insieme alla figlia di 4 anni. E ogni giorno, manco a dirlo, percorre oltre settanta chilometri per raggiungere il "Santa Maria della Misericordia". Il suo compito principale è quello di salvare e trasportare in ospedale persone che necessitano di cure mediche. Tra i pericoli della strada e le cure immediate a chi sta male.

Silvia, ma come è cominciato il tuo percorso?

"Mi sono laureata nel 2007, ho fatto il servizio civile in un’associazione di volontariato. La mia passione è nata così, sono stata con loro per undici anni".

Come si diventa autista-soccorritore?

"Ho affrontato un percorso formativo e frequentato corsi, perché non basta sapere guidare l’ambulanza, ma bisogna saper fare tutto, soprattutto quando si arriva sul luogo di un incidente. C’è da aiutare infermieri e medici".

Quali sono le maggiori difficoltà al volante?

"Ripeto sempre che per guidare ci vogliono cento occhi. Soprattutto quando siamo in emergenza. Spesso gli automobilisti non sentono la nostra sirena, se ne accorgono soltanto all’ultimo momento. Frenano all’improvviso, non lasciano passare. Bisogna stare attenti e considerare le condizioni dei pazienti. A volte bisogna andare più veloci, altre molto piano in base allo stato di salute di chi stiamo trasportando. La responsabilità è molta e si sente".

Salvate vite. Ti hanno mai ringraziato?

"La parte umana porta tanta soddisfazione. Come qualche anno fa, mi è capitato di soccorrere a casa un signore. Ero andata a prendere il necessario per portarlo in ospedale con l’ambulanza. Avevo preparato il telo, la barella. Ma quando tornai nell’appartamento l’uomo aveva perso conoscenza. Ricordo che lasciai tutto e inizia a praticare il massaggio cardiaco. Per fortuna si riprese e mi sorrise. Sono emozioni che non si dimenticano".

Com’è cambiato il tuo lavoro con il Covid?

"Ci sono tante attenzioni in più, a cominciare da cosa indossiamo per evitare il contagio, ma anche nuove paure. Timori non solo per la nostra salute ma soprattutto per i familiari".

Una donna al volante tra gli uomini. Ti sei imbattuta in pregiudizi lungo il tuo cammino?

"Sinceramente mai, sono stati e sono tutti molto gentili. Qui il rapporto con i colleghi è ottimo, mi aiutano se ho dubbi o domande".

Consiglieresti ai più giovani il tuo percorso?

"Certo, ma è un lavoro che richiede tanta passione".

Silvia, l’ultima cosa: guidano meglio le donne o gli uomini?

"E’ una bella domanda. Posso dirti solo che noi guidiamo come si deve e guai a chi dice che non lo sappiamo fare... ".