Sicurezza sul lavoro, Umbria ultima. Qui il record di infortuni e inabilità

I dati del dossier di Cgia confermano l’allarme: nella regione il tasso di incidenti più alto d’Italia. Male anche il rapporto tra titolo di studio degli occupati e l’effettivo impiego, inferiore alla qualifica.

Sicurezza sul lavoro, Umbria ultima. Qui il record di infortuni e inabilità

Sicurezza sul lavoro, Umbria ultima. Qui il record di infortuni e inabilità

In Umbria la qualità del lavoro non è affatto soddisfacente. E si conferma l’allarme-sicurezza: la regione è la peggiore d’Italia. A stabilirlo è l’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre. "Dopo la pandemia – spiega Cgia – anche il nostro mercato del lavoro ha subito delle trasformazioni importanti. In molte aree del Paese, ad esempio, le imprese faticano sempre più a trovare profili con competenze adeguate; pertanto, mai come in questo momento hanno la necessità di fidelizzare i propri collaboratori con retribuzioni più elevate, trasformazione dei contratti a termine a tempo indeterminato, possibilità di consentire ai dipendenti orari di lavoro più flessibili. Nonostante ciò, la fuga dal posto di lavoro fisso prosegue". Gli otto parametri presi in esame sono: dipendenti con paga bassa; occupati sovraistruiti; occupati con lavori a termine da almeno 5 anni; tassi di infortuni mortali e inabilità permanente; occupati non regolari; soddisfazione per il lavoro svolto; percezione di insicurezza dell’occupazione.

A ciascuno di essi è stato attribuito un punteggio e partendo da un massimo di 100, in testa alle venti regioni c’è la Lombardia con 86,3 punti mentre l’Umbria è solo tredicesima, con 45 punti. In coda c’è la Basilicata con 12,5. Le due peggiori posizioni riguardano la graduatoria dei sovraistruiti (che svolgono cioè un lavoro con mansioni inferiori rispetto al proprio titolo di studio): siamo 19esimi. Peggio per tassi di infortuni mortali e inabilità permanenti: l’Umbria è ultima. Nonostante ciò i lavoratori del Cuore Verde dicono di essere tutto sommati soddisfatti del proprio lavoro (qui siamo quarti), ma i parametri messi tutti insieme raccontano che la percezione è diversa dalla realtà.