ANNALISA ANGELICI
Cronaca

"Scomparsi in aumento, un esercito sospeso"

Il presidente dell’associazione “Penelope“, Nicodemo Gentile: "Non sempre c’è un reato dietro. Le famiglie vivono in un limbo doloroso"

di Annalisa Angelici

È come se una città grande quanto Matera venisse cancellata, senza lasciare nessuna traccia della sua esistenza. Ed è come se le famiglie di quelle 70mila persone svanite nel nulla da quel momento in poi vivessero una vita sospesa. Nell’attesa di qualcosa che, nella grande maggioranza dei casi non accadrà: perché è bassissima la percentuale delle persone scomparse che si “riaffacciano“ sull’uscio di casa. A sostenere i parenti in questo doloroso limbo c’è l’associazione “Penelope Italia“ che celebra i vent’anni di attività e dal febbraio del 2020 è presieduta dall’avvocato perugino Nicodemo Gentile.

Presidente Gentile, ci sentiamo tutti “sorvegliati“ eppure molte persone spariscono, senza che di loro sia possibile trovare traccia...

"Dal 1974 a oggi stando all’ultima relazione del Commissario straordinario Antonino Bella, gli scomparsi sono circa 70mila. Purtroppo è un fenomeno che può considerarsi strutturale alla società, tanto da rendere necessaria dal 2007 l’istituzione di un commissario straordinario per le persone scomparse. E sì, uomini e donne spariscono nonostante ormai tutti abbiamo la sensazione di essere sotto osservazione, con un grande occhio tecnologico che ci controlla, tra gps, telepass, telefonini, carte di credito. Eppure c’è un esercito di persone perdute".

Cosa succede, perché si decide di lasciare tutti e tutto?

"Succede in una giornata qualunque, in un momento qualunque. Le persone all’improvviso sprofondano un gorgo buio. La scomparsa non nasconde sempre un reato. Spesso si tratta di persone che vivono un disagio fisico, psicologico, un degrado neurodegenerativo".

E chi rimane?

"A chi rimane cambia la vita. Si valuta che dietro uno scomparso ci siano almeno 7 persone in allerta, sette familiari che vivono in bilico. La scomparsa è un fenomeno che fa sì che l’esistenza di chi resta sia in un mondo sospeso dove non c’è vita né morte, c’è solo attesa. Il mondo si ferma, si cerca in modo ossessivo e continuo, anche quando le ricerche sono state sospese. Le scomparse non si possono archiviare mai, la speranza deve essere viva. Quello al sepolcro è un diritto per un familiare perché senza un luogo fisico dove raccogliersi in preghiera, non parte il percorso di elaborazione del lutto e i parenti restano in bilico. Non è un caso che si parli di “lutto congelato“".

Com’è la situazione in Umbria? I dati parlano di un aumento...

"In Umbria la situazione è abbastanza sotto controllo, anche se i numeri aumentano, ma non sono particolarmente allarmanti. Da quello che mi riferisce la storica presidente di Penelope Umbria, Adelaide Di Basilio, l’attenzione è molto qualificata e la risposta è sensibile ed efficace. Certo, non mancano casi eclatanti come quello di Sonia Marra da poco tornato alla ribalta, o quello di Fabrizio Catalano".

Quali sono le battaglie di “Penelope“?

"Partiamo dai risultati, la legge 203 del 2012: la denuncia di scomparsa può essere fatta da chinque, da subito. Non è più necessario aspettare le 48 ore, anzi prima si fa e meglio è perché la macchina delle ricerche deve partire immediatamente. Può essere fatta anche telefonicamente e formalizzata per iscritto entro 72 ore successive. “Penelope“ si batte per la qualità delle ricerche che devono essere avviate subito ed essere svolte da professioni. Il lavoro dei volontari è molto apprezzato, ma si rischia la dispersione o l’inquinamento delle prove. Uno dei rammarichi dei familiari è che spesso il cadavere o i resti dei loro congiunti vengono trovati molto tempo dopo in luoghi dove si pensava che le ricerche fossero arrivate, spesso molto vicino al luogo della scomparsa. Un’altra grande sfida è quella di rendere finamente effettiva la banca nazionale del Dna , ferma nonostante ci siano tutte le leggi e i regolamenti. Sarebbe importantissimo per fare confronti con i cadaveri non identificati: finalmente avrebbero un nome e le loro famiglie avrebbero pace. C’è, poi, una proposta di legge per dimezzare da 10 a 5 anni il periodo per presentare istanza per la dichiarazione di morte presunta. Perché la scomparsa crea difficoltà oggettive nell’economia del nucleo familiare. Infine, il problema delle scomparse dei minori non accompagnati. E’ una sfida importante che deve essere affrontata a livello internionale".