
ORVIETO Da motivo di orgoglio a livello nazionale a causa di imbarazzo altrettanto eclatante. E’ la storia della “città cardioprotetta“...
ORVIETO Da motivo di orgoglio a livello nazionale a causa di imbarazzo altrettanto eclatante. E’ la storia della “città cardioprotetta“ che, per alcuni anni, aveva fatto di Orvieto una città all’avanguardia dal punto di vista della gestione delle emergenze legate ai malori cardiaci e che ha invece avuto un esito negativo. Lo smantellamento del progetto che era stato lanciato dall’associazione "Amici del cuore", promossa dall’ex primario ospedaliero del reparto di cardiologia Giampiero Giordano, è infatti ormai pressoché totale e la questione è tornata drammaticamente alla ribalta in seguito al decesso per infarto, venerdì scorso, del commerciante Massimo Burla. Il legale della famiglia ha acquisito i referti ed ora si accingerebbe a presentare un esposto alla magistratura per far luce sulle modalità del soccorso. Il codice rosso con il quale era stata segnalata l’emergenza avrebbe probabilmente dovuto comportare la presenza di un medico a bordo dell’ambulanza e questo aspetto costituirà evidentemente oggetto di approfondimenti. C’è stata poi la ricerca spasmodica di un defibrillatore da parte di un ragazzo che ha fatto il giro delle città con una folle corsa in bicicletta. Il caso dei defibrillatori era stato già al centro della cronaca anche per altri analoghi malori dall’esito mortale che si erano verificato nel centro storico. Nel novembre di due anni anche la trasmissione Striscia la notizia si occupò del caso Orvieto. L’inviato Jimmy Ghione documentò che i defibrillatori installati nei punti strategici della città erano tutti fuori uso o assenti. Molti erano stati infatti vandalizzati. La sindaca Tardani aveva ringraziato la generosità dell’associazione che aveva donato i defibrillatori alla città, ma aveva anche spiegato che la stessa associazione ad un certo punto non era stata più in grado di garantire la manutenzione dei defibrillatori.
Cla.Lat.