’Sant’Agostinuccio’, pericolose infiltrazioni d’acqua Le ultime nevicate rischiano di dare il colpo di grazia

Sos del Comitato: "Non si può più aspettare, il patrimonio ligneo va messo in salvo ora"

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"L’Oratorio di Sant’Agostinuccio, fortemente danneggiato dal sisma del 2016, sta rischiando grosso, bisogna intervenire con urgenza assoluta prima che si producano danni irreparabili". Il professor Francesco Ferrari, del Comitato spontaneo ’’Salviamo l’Oratorio di Sant’Agostinuccio a Norcia’’, lancia di nuovo l’allarme a velocizzare i tempi del recupero, anche alla luce della recente, massiccia nevicata che ha coperto anche l’Oratorio. Già in precedenza la pioggia aveva prodotto pericolose infiltrazioni sui muri ma ora ci si è messa anche la neve (foto) e quindi bisogna velocizzare. "L’Oratorio – spiega Ferrari – è un luogo con un muro crollato, due parti del soffitto crollate e non può resistere all’infinito. Ci hanno detto che il soffitto non sarebbe fradicio come temevamo, ma il resto della struttura dovrebbe trovarsi in condizioni ben peggiori rispetto al 2016. Il telone che proteggeva dall’acqua va ripristinato urgentemente, perchè c’è anche l’incognita-gelo ad incombere. Tutte le parti in legno andrebbero tolte e messe in protezione immediatamente: altare, soffitto, scranni di noce. Bisogna fare un salvataggio preventivo per scongiurare che il contenitore in muratura possa implodere. In sostanza le mura del sito, imbevute di acqua, col gelo si possono spaccare. Il soffitto dovrebbe subito essere smontato e portato al deposito di Santo Chiodo. La Curia, che ora sta seguendo da vicino la situazione, è in atteasa dell’approvazione del progetto da parte della Soprintendenza ma l’emergenza non aspetta. La Soprintendenza faccia presto. In questi giorni abbiamo inviato anche Pec di sollecito. Chiediamo a chi di dovere – conclude Ferrari – di attivarsi con urgenza per porre in salvo tutti i preziosissimi manufatti in legno ancora purtroppo in balia di ogni genere di eventi naturali. Non dimentichiamo che questa è per sempre zona sismica, che succederebbe se ci fosse malauguratamente un’altra - anche piccola - scossa? Per non parlare delle evenienze meteorologiche eccezionali, come l’ultima neve, che rischiano di gravare irrimediabilmente su mura duramente provate dai secoli e da 7 anni di attesa di recupero, oltre che dalla recentissime e riscontrate infiltrazioni di acqua, molto copiose, che plausibilmente, gelandosi, potrebbero fessurare le vetuste e terremoate mura del sito. Non si può rischiare di perdere questo prezioso patrionio ligneo policromo del primo ’600 che costituisce uno dei pochissimi beni artistici nursini salvatisi miracolosamente, quasi integralmente, dalla furia del sisma del 2016".

Patrizia Peppoloni