
Proteste per i tagli al budget "Inarrestabile impoverimento dei servizi di salute mentale"
"E’ in atto un graduale e inarrestabile impoverimento dei servizi rivolti alla salute mentale". La denuncia è dei familiari impegnati nell’associazione ’’Liberi di essere’’ (presidente Rosa Bisogni), da sempre un punto di riferimento nell’ambito dell’assistenza per chi è alle prese con problemi di salute mentale. "Giunta regionale e direzione della Usl2 probabilmente non conoscono quanto è stato costruito e garantito, in termini di opportunità e qualità dell’intervento riabilitativo, dai servizi afferenti al Dipartimento salute mentale, in stretta collaborazione con il privato sociale e le associazioni dei familiari. Allo stato attuale – proseguono gli scriventi – decisioni calate dall’alto senza alcun confronto fanno pensare ad una volontà di scardinare l’esistente".
"Nella nuova assegnazione dell’Appalto dei Servizi di Riabilitazione Psichiatrica – dice l’associazione – una significativa riduzione del budget messo a disposizione sta producendo preoccupanti conseguenze: dalla importante diminuzione dell’offerta di attività riabilitative e socializzanti nelle strutture ad alta intensità terapeutico-riabilitativa, alla richiesta diretta all’utente di compartecipare al pagamento della retta, per la quota sociale, sia nell’Unità di Convivenza (46,48 € diurne) che nel Gruppo appartamento 38,03 € diurne)". Una scelta che, per l’associazione, contraddice la sentenza del Consiglio di Stato n. 8.6082019, in merito alle prestazioni socio riabilitative e alla compartecipazione della spesa. "La sentenza sancisce che, nella riconfigurazione delle strutture residenziali psichiatriche (approvata dalla conferenza unificata con accordo 17 ottobre 2013), le strutture catalogate come SRP3 (caratterizzate da una componente terapeutica marginale e dalla prevalente presenza di prestazioni socio-riabilitative) sono differenziate per livelli di ’intensità’ assistenziale modulati sul tempo di durata del supporto assistenziale offerto (24h, 12h).
La bassa intensità assistenziale si addice solo alle strutture che erogano prestazioni per fasce orarie, e quindi solo per queste si giustifica l’obbligo di compartecipazione stabilito dal Dpcm sui LEA. Sono quindi esclusi dalla compartecipazione i soggetti inseriti nell’Unità di Convivenza, mentre rimane per quelli inseriti nel Gruppo Appartamento". Le riflessioni dell’associazioni sono: "Gli inserimenti del gruppo Appartamento sono legati ad una gradualità del percorso terapeutico. Qualora questo dovesse interrompersi, non per volontà dell’assistito ma per l’impossibilità dello stesso a far fronte ad una richiesta di pagamento della quota di compartecipazione, chi ne risponderà? E come gestirne, dopo tanto impegno e fatica, delusione, rabbia, senso di abbandono? Come si può giustificare che in una regione piccola come l’Umbria, le due Aziende Sanitarie Territoriali affrontino la gestione delle strutture socio-riabilitative in maniera tanto diversa e discriminante? Perché non risulta ad oggi che l’Asl Umbria 1 abbia fatto richieste di compartecipazione al pagamento della quota sociale della retta ai soggetti inseriti in strutture socio-riabilitative". L’associazione continuerà dunque la battaglia per evitare che questa normativa possa essere attuata.
Alessandro Orfei