"Mio figlio positivo, costretto a dormire in auto"

La drammatica denuncia di Yassin, immigrato disoccupato: "Deve stare isolato ma noi viviamo in un monolocale in cinque"

Covid

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Perugia, 29 ottobre 2020 - Ad appena 13 anni, martedì è risultato positivo al Covid, ed è stato costretto a dormire in auto con il padre all’esterno che lo sorvegliava, per evitare di contagiare la mamma e le sorelline di 2 e 9 anni. La casa dove vivono - una piccola stanza, un cucinino e un bagnetto – in pieno centro storico a Perugia è troppo piccola anche solo per ipotizzare l’isolamento e il distanziamento obbligatorio, come previsto dai protocolli sanitari per evitare la diffusione della pandemia. E così Yassin, 49 anni, imbianchino disoccupato di origini algerine dal ’95 in Italia (e dal ’98 regolare) ha fatto una scelta drammatica: isolare il figlio dentro la sua auto, una vecchia station wagon e restarlo a vegliare a distanza per non contagiarsi ma non lasciarlo solo: "Se mi ammalo io non posso nemmeno dare da mangiare alla mia famiglia". L’alloggio popolare di cui fa richiesta da 12 lunghi anni ancora non gli è stato assegnato e per il bando-2019 Yassin è in attesa di una risposta del Comune. Si è posizionato al 35esimo posto ma sono in corso le verifiche. Che non tengono conto ovviamente di chi è costretto a vivere nella precarietà. Ecco l’altra faccia del virus. Quella che annienta chi già vive ai margini della società, in condizioni economiche disastrose. La voce di Yassin è un misto di rabbia e vergogna mentre racconta – e denuncia – la sua storia. La storia degli ‘ultimi’. "Quando mio figlio era in quarantena per la scuola io sono andato a dormire a casa di un amico, non potevo rischiare di contagiarmi per continuare a lavorare. Ha fatto tre tamponi e alla fine era negativo. Poi ieri (martedì, ndr) è risultato positivo e mi hanno detto che doveva restare isolato". Yassin lei che lavoro fa? "Sono imbianchino, ora disoccupato. Faccio qualche lavoretto in nero. Purtroppo è così: il mondo intero è in crisi". Ha mai avuto processi o denunce? "Mai, io sono ’pulito’ e ne sono orgoglioso". Quando suo figlio ha contratto il virus? "L’ho portato a fare il tampone per un contatto a scuola ed è risultato positivo ieri (martedì,ndr). Mi hanno detto che deve stare isolato ma la nostra casa è troppo piccola. Io, mia moglie e mia figlia più piccola dormiamo insieme sullo stesso letto. Gli altri due figli a terra sui materassi. L’unica soluzione era farlo dormire in macchina. Stamattina l’ho chiuso in bagno perché si potesse almeno lavare. Stanotte lo riporterò lì". Scusi ma lo ha detto all’Asl? Ci sono strutture per queste emergenze... "Mi hanno detto che loro non si occupano di questa cosa". E i servizi sociali? Il Comune? "Sono tutti falsi. L’Asl è falsa, il Comune è falso e pure gli assistenti sociali. Io non ce la faccio più e non ho più nemmeno paura di dirlo. Sono solo disperato. Vorrei bruciare tutto, così almeno mi ascoltano. Noi viviamo malissimo. Oggi ho pianto perché proprio non ce la faccio a tirare avanti. Mi vergogno anche a guardare i miei figli negli occhi. Loro mi dicono ‘Papà siamo italiani anche noi, come i nostri compagni ma perché non abbiamo gli stessi diritti?’. E pensi che al torneo di calcio mio figlio ha indossato la maglia dell’Italia: era felice, orgoglioso e commosso". Contatto da La Nazione l’assessore Edi Cicchi ha spiegato che verificherà la situazione anche se la normativa sanitaria sugli isolamenti riguarda l’Asl.