
Perugia, un ’cuore’ da far battere. Male la mobilità, l’economia stenta. Queste le sfide del nuovo sindaco
Perugia ha un ruolo centrale in Umbria, nel bene e nel ‘male’. È quanto emerge, numeri e cifre alla mano, dal dossier pubblicato dall’Agenzia Umbria Ricerche proprio alla vigila del ballottaggio.Una serie di istantanee che fotografano il capoluogo di regione mostrandone ruolo, potenzialità e fattori critici. Spunti di riflessione, insomma, per il futuro governo della città.
A cominciare dalla mobilità, per la quale in questi cinque anni è mancato un assessorato ad hoc. Aur ricorda così che il mezzo di trasporto utilizzato più spesso da 9 perugini su 10 è l’automobile, prima città italiana. Al contrario, risulta terzultima nell’uso del trasporto pubblico locale (11 per cento), seppure l’offerta in termini di posti-Km sia sopra la media registrata tra i capoluoghi di provincia.
Assai ridotto l’uso del treno, della motocicletta e della bicicletta, in questo caso soprattutto per la scarsissima presenza di piste ciclabili che colloca Perugia negli ultimi posti tra i capoluoghi. Per fortuna, invece, l’aeroporto è definitivamente decollato. Perugia, ricorda Aur, è città con due atenei e iscritti in crescita da dopo la pandemia.
Tuttavia, sembra avere una limitata capacità di trattenere i laureati sul proprio territorio: il saldo migratorio dei possessori di un titolo terziario è pari a -1,3 per mille, peggiore rispetto alla media nazionale (-0,9 per mille) e anche alla media degli altri capoluoghi di regione (+5,3 per mille) e di provincia (+3,0 per mille).
Una conferma, questa, della nota difficoltà del sistema produttivo locale di assorbire risorse umane altamente qualificate. Non è un caso che meno di un perugino su cinque ritiene che sia facile trovare un buon lavoro in città. Va detto che anche nel capoluogo dal 2020 in poi c’è stata una forte ripresa turistica, ma nonostante ciò il numero di bar, alberghi e ristoranti (755 esercizi nel territorio comunale al 2023) segna una diminuzione rispetto al 2012, ma il calo interessa solo le aree periferiche, mentre il centro storico di Perugia è in controtendenza e ha raggiunto le 225 attività.
L’attività d’impresa che caratterizza Perugia si connota per una netta prevalenza del terziario, più accentuata rispetto alla media regionale, soprattutto nei settori più avanzati: il 77 per cento degli addetti alle unità locali delle imprese lavora nei servizi, a fronte del 66 per cento medio regionale. Questo è uno dei fattori che contribuisce a elevare i redditi dei residenti: 24.353 euro nel 2023, a fronte dei 21.656 euro dell’Umbria.
E la popolazione in età lavorativa che vive a Perugia presenta rispetto alla regione una più elevata quota di forze lavoro (53,9 contro 51,2 per cento) e di occupati (49,4 contro 47,1 per cento), ma anche un po’ più disoccupati (4,6 contro 4,1 per cento sul totale della popolazione con oltre 14 anni di età).
Infine il numero di abitazioni: ce ne sono 88.804, il 18,6 per cento delle quali (16.514) risultano non occupate, ovvero vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente. Tutti dati sui quali il futuro sindaco dovrà attentamente riflettere.