Orvieto ‘salvata’ soltanto dai visitatori romani

Rondini che non fanno primavera e non invertono una tendenza negativa, ma che perlomeno danno un piccolo sollievo ai fatturati di alberghi e ristoranti. Sono i turisti che arrivano a Orvieto sabato e domenica. Italiani, ovviamente, e soprattutto romani. Questi ultimi stanno facendo la differenza in quel distretto turistico interregionale naturale racchiuso in un pugno di chilometri tra Umbria e Lazio, di cui Orvieto fa parte. Un triangolo i cui due altri angoli sono Civita di Bagnoregio e Bolsena. I romani hanno fatto ripartire Civita, attestata su numeri pre quarantena, stanno un pò compensando l’assenza di tedeschi e olandesi a Bolsena e, in misura più lieve, sostengono anche il movimento orvietano. In attesa di statistiche ufficiali, il calo di presenze di Orvieto in questa prima parte di estate viene stimato poco al di sotto di quello registrato a livello nazionale per le città d’arte. Lo spiega Stefano Martucci dal suo osservatorio dell’hotel Aquila Bianca, uno dei più prestigiosi della città, e dall’attività che svolge in Federalberghi Umbria. "Come al solito il turismo si muove un po’ il fine settimana ma arranca per il resto. Stanno iniziando le richieste per i bonus vacanze. Purtroppo la mancanza della clientela statunitense influisce pesantemente sulle presenze. Da sondaggi Federalberghi a giugno, in Italia, la perdita si attesta all’ 80% –spiega l’imprenditore – e la fascia più colpita sono proprio le città d’arte. Se vogliamo trovare il lato positivo il trend non può che crescere, pur se non paragonabile al 2019. Mi riferisco alle presenze alberghiere come indicatori di riferimento, poi se al Pozzo di San Patrizio fanno altri numeri va meglio, ma per noi è cosa di poco conto".

Cla.Lat.