
Perugia, 10 settembre 2023 – Nel 2022 il numero di operazioni sospette pervenute all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia in Umbria ha toccato il record storico di 1.354 segnalazioni e di queste una su quattro, inoltre, è stata considerata ad alto rischio: il 99,8 per cento del flusso totale è riconducibile all’ipotesi di riciclaggio e nel 90 per cento circa dei casi le comunicazioni sono giunte dalle banche, dalle Poste e dagli intermediari finanziari (Imel, Sim, assicurazioni, fiduciarie, etc.).
A dirlo è l’ufficio studi della Cgia che lancia l’allarme: il pericolo che la criminalità economica stia incuneandosi nel nostro mondo produttivo è sempre più elevato. Non solo. Se la combinazione tra l’aumento dei tassi di interesse e la diminuzione dei prestiti bancari alle Pmi verificatosi in questo ultimo anno dovesse continuare, non è da escludere che il numero delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa sia destinato a crescere ulteriormente.
Nella nostra regione in particolare le segnalazioni sospette sono state 71 in più rispetto al 2021 (furono allora 1.283) con un incremento del 5,5 per cento che – va detto – è una delle variazioni più basse fra tutte e venti le regioni prese in considerazione. E questo vale anche se il parametro è quello delle segnalazioni ogni centomila abitanti che sarebbero 157 nel Cuore Verde, contro le 336 del Lazio, le 325 della Campania o le 141 (il minimo) in Sardegna. Valore che scende a 140 per la provincia di Terni (306 segnalazioni nel 2022) a 163 a Perugia (1.048 segnalazioni con un aumento del 7 per cento).
«Questa esplosione delle comunicazioni – spiega la Cgia – indica che i gruppi criminali sentono sempre più la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E a seguito della crisi pandemica, le mafie hanno modificato il modo di approcciarsi al mondo delle imprese. Sono meno propense a usare metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, per contro privilegiano un approccio più "commerciale", attraverso il finanziamento e/o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria di queste ultime.
In altre parole, le mafie si offrono sempre più spesso come vere e proprie agenzie di servizi alle imprese (forniture materiali, consulenze amministrative/fiscali, manodopera, etc.); così facendo cominciano a infiltrarsi nell’economia legale e non da ultimo hanno la possibilità di reinvestire i proventi delle ricchezze illecitamente accumulate".