Nuovo dramma: detenuto si toglie la vita in cella

Il Sappe: "Era rimasto coinvolto nel pomeriggio in una rissa". Il Garante dell’Umbria, Caforio: "È ora di porre fine a questa mattanza"

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"È ora di porre fine a questa mattanza nelle carceri umbre": così l’avvocato Giuseppe Caforio, Garante dei detenuti in Umbria, commenta il suicidio, l’"ennesimo" sottolinea lui stesso, avvenuto nella regione, nel carcere di Terni. La tragedia è avvenuta nella tarda serata di sabato. A ricostruirla è il Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria. "L’uomo, detenuto siciliano ad Alta Sicurezza – spiega il segretario per l’Umbria, Fabrizio Bonino –, era rimasto coinvolto nel pomeriggio in una rissa con alcuni ristretti campani dopo che a uno di questo era stato rinvenuto, in un pacco dai familiari, un telefonino. Le ragioni della rissa non si conoscono – sottolinea Bonino –, ma in serata il detenuto siciliano si è tolto la vita in cella. Purtroppo il pur tempestivo intervento degli agenti non ha potuto evitare la tragedia".

"È sulla coscienza di ognuno di noi questo stillicidio di detenuti che allo stremo decidono di compiere atti di autolesionismo fino a quello estremo – commenta ancora l’avvocato Caforio –. Proprio all’inaugurazione dell’ anno giudiziario, il procuratore generale Sergio Sottani ha richiesto ancora una volta la realizzazione di Rems in Umbria dove accogliere i detenuti con deficit psichiatici che ora vengono collocati nelle carceri ordinarie, spesso in quelli di massima sicurezza. Nel carcere di Terni su circa 550 detenuti ve ne sono circa 150 con problemi psichiatrici seri non adeguatamente assistiti sul piano sanitario che poi danno luogo ad episodi di violenza e autolesionismo. Adesso basta – conclude il Garante dei detenuti, Giuseppe Caforio –, questa situazione di imbarbarimento non è degna di una società civile e l’Umbria con tutte le sue istituzioni deve dare risposte immediate che devono partire dalla tempestiva realizzazione di almeno due Rems e dal reclutamento straordinario di psichiatri e psicologi da porre al servizio delle carceri umbre".

"Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato": è il commento, amaro, di Donato Capece, segretario generale del Sappe. Per Capece, "la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni". "Gli istituti penitenziari hanno – sottolinea nacora il segretario generale del Sappe – l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali". Quindi l’appello al Guardasigilli, Carlo Nordio: "Chiedo al Ministro della Giustizia – conclude Capece – un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale".