REDAZIONE UMBRIA

"Non numeri, ma nomi e volti, con sogni e speranze"

A.R., fuggito dal Togo per sfuggire a un regime oppressivo, ha vissuto un calvario in Africa e in Libia prima di trovare pace a Perugia, dove ora studia e lavora.

“Non numeri, ma nomi e volti, con sogni e speranze” con questa frase si presenta A.R., togolese di 25 anni. La storia di R. parte dal Togo, un piccolo paese dell’Africa sub-sahariana governato da uno spietato dittatore. Dopo la morte del dittatore, R. e i togolesi pensano che, ormai liberi, possano vivere una vita tranquilla, senza conflitti e senza odio. Ma purtroppo sale al trono il figlio del dittatore che instaura un regime ancora peggiore del precedente. R. decide di fuggire: si trasferisce una settimana in Burkina Faso per poi fermarsi un anno in Niger con sua madre, scappata qualche anno prima senza di lui, perché perseguitata. Arrivato poi in Nigeria, incontra un ragazzo, con cui intraprende la traversata del Sahara: R. e il suo amico vengono caricati all’interno di un furgone e vedono morire davanti a sé persone cadute dal mezzo e abbandonate nel deserto. Una volta giunti in Libia sono derubati e poi tenuti prigionieri per sette mesi da un gruppo di criminali, fino a quando la famiglia di R. non paga il riscatto. A questo punto R. si sente libero e, assieme ad un gruppo di amici inizia a lavorare; ma la libertà svanisce nel momento in cui vede morire davanti ai suoi occhi il suo migliore amico: un gruppo di criminali gli aveva chiesto dei soldi e non avendoli, ha pagato con la vita. R. è stato trattato come un oggetto, un numero, ci ripete più volte. Oggi risiede a Perugia, studia l’italiano, lavora in un’azienda siderurgica e finalmente vive, non dovendo soltanto provare a sopravvivere.