GIOVANNI LANDI
Cronaca

'Noi che avevamo asilo e piscina in fabbrica'

Argentina Bellini, 92 anni e e il welfare illuminato di Luisa Spagnoli. "Senza quell’asilo in fabbrica io non avrei potuto lavorare e mantenere i miei due figli. Anche le gite pagate"

Argentina, 92 anni, e il welfare illuminato della Spagnoli

Perugia, 3 giugno 2022 - Luisa Spagnoli vs Elisabetta Franchi. È una sfida immaginaria lunga un intero secolo quella fra la fondatrice della Perugina, pioniera assoluta del welfare aziendale, e la stilista bolognese finita nei giorni scorsi in una bufera mediatica.

Dopo le controverse dichiarazioni della Franchi, che ha rivelato di assumere solo dirigenti che abbiano già affrontato matrimoni e gravidanze, in moltissimi hanno contrapposto a questa logica l’imprenditoria "illuminata" della Spagnoli.

Già negli anni Dieci l’inventrice dei Baci istituì nelle sue fabbriche asili nido e corsi di formazione, garantendo i congedi parentali e consentendo alle lavoratrici di allattare i loro figli. Un modello sociale che verrà ulteriormente rafforzato da chi erediterà l’omonima casa di moda e l’impero di cioccolato.

Lo sa bene Argentina Bellini, 92 anni, per quattro decenni operaia nello stabilimento Luisa Spagnoli di Santa Lucia.

"Entrai in fabbrica subito dopo la seconda media, a tredici anni", racconta con la sua energia fuori dal comune. "Erano gli anni Quaranta, tempi di guerra e di povertà. Fu mia nonna, che mi amava molto, a raccomandarmi a Mario Spagnoli, figlio della fondatrice.

Mi insegnarono subito a usare la macchina da maglierista, ma negli anni poi ho fatto di tutto". Nel 1951 Argentina mise al mondo Fausto, mentre tre anni dopo nacque Rosalba. "Mio marito era un poliziotto. Purtroppo fin da subito si disinteressò alla famiglia e prese un’altra strada. Ero praticamente sola. Ogni mattina salivo sul pullman, arrivavo in fabbrica e consegnavo i bambini alle due addette dell’asilo, che li accudivano fino alla fine del turno. C’erano anche le culle per i neonati".

Ma i servizi per i dipendenti erano molti, come rammenta ancora Argentina: "Era una delle imprese più moderne del Paese. Avevamo una grande piscina a disposizione, ancora ho in mente le risate e gli scherzi con le colleghe. Io ero la più vispa di tutte e cercavo sempre di mettere allegria. Nelle sale c’erano gli altoparlanti e portavamo i dischi per lavorare in compagnia della musica. C’erano poi le gite, sempre pagate dall’azienda: ho potuto portare i miei figli a Roma, a Firenze, al mare.

E quando eravamo in difficoltà i titolari ci venivano incontro con un prestito. Sono e sarò sempre grata agli Spagnoli e al loro modo di trattare tutti noi".

Un aneddoto fra i tanti? "Ricordo con affetto il signor Lino, figlio di Mario. Una volta venne a visitare il nostro reparto. In quel momento stavo facendo merenda e le altre mi dissero subito di nascondere il cestino. Invece io, irriverente com’ero, gli offrii un pezzo dello spuntino e lui lo accettò sorridente. In quella storia c’è un pezzo del mio cuore. Senza l’aiuto dell’azienda io, giovane operaia e mamma, non ce l’avrei mai fatta".