REDAZIONE UMBRIA

Max, ucciso a 55 anni dal Covid. "Era un grande poliziotto"

Il carcere di Capanne e gli agenti della Penitenziaria piangono il "gladiatore" con il sorriso. Massimo Rossi si è spento al Gemelli di Roma dove era stato trasferito a fine febbraio

Massimo Rossi, vicesovrintendente della polizia penitenziaria

Perugia, 26 marzo 2021 - ’Max’, come chiamavano tutti il vicesovrintendente della polizia penitenziaria Massimo Rossi, aveva 55 anni appena. Se ne è andato al Gemelli di Roma dove era stato trasferito a fine febbraio dal Santa Maria di Perugia per tentare il tutto per tutto, sottoponendolo all’Ecmo, l’ossigenazione extra-corporea. Ma non ce l’ha fatta. Il Covid gli ha devastato gli organi vitali. E mercoledì il suo cuore, per ultimo, ha smesso di battere per sempre. Adesso i colleghi del carcere di Capanne, dove prestava servizio, e tutto il Corpo della Penitenziaria piangono il collega e l’amico, "solare e spumeggiante". Ma anche un pezzo importante di città si è stretto intorno alla famiglia.

"Ha lottato con le unghie e con i denti per restare aggrappato alla vita, come un vero gladiatore, come amava definirsi scherzosamente – scrivono ora i colleghi, il Direttore e tutti gli operatori di Capanne –. Ha lasciato un messaggio forte, come se lo avesse urlato: la vita va tenuta stretta, amata, rispettata, apprezzata in ogni momento. Con gli stessi sentimenti continuerà a stringere a sé l’uniforme a cui tanto teneva, indossandola con l’orgoglio e la cura che nessun altro di noi può vantare. In questi due mesi abbiamo sperato di poter sentire ancora la sua voce, di poter sorridere alle sue battute. Non sono servite le cure: alle tante vittime del Covid si aggiunge anche il nostro collega. Siamo certi che l’affetto ed il quotidiano pensiero gli siano arrivati in questo ultimo scorcio di vita e speriamo che lo abbiano confortato. Le espressioni di cordoglio provenienti da più parti d’Italia testimoniano l’affetto e la stima di tutti coloro che lo hanno conosciuto".

"Un grande poliziotto che ha lasciato un vuoto incolmabile", scrive sulla pagina ufficiale il Sappe, ricordando che si tratta dell’undicesima vittima del Coronavirus tra gli agenti.

Max Rossi, sposato e padre di una ragazza di 16 anni, era in servizio al Nucleo traduzioni e piantonamenti. Era ’sua’ squadra che, ogni giorno, trasferiva i detenuti da Capanne nelle aule di giustizia. Un impegno che assolveva sempre con il sorriso, nonostante le difficoltà.

Da giovane aveva fatto parte del Gruppo sportivo Fiamme Azzurre con l’Astrea calcio e aveva continuato a essere uno sportivo. Non c’era nulla che lasciasse presagire un decorso tanto violento del virus.

Ma il giorno che era stato ricoverato in ospedale a Perugia, dopo aver contratto la malattia all’esterno del luogo di lavoro – secondo quanto si è appreso – aveva mandato una foto ai colleghi con la mascherina di ossigeno dal letto di ospedale. "Speriamo di rivederci". Max non li ha mai più rivisti. Alla famiglia del sovrintendente e a tutti gli agenti della Penitenziaria le condoglianze de ’La Nazione’.

Erika Pontini