REDAZIONE UMBRIA

Mauretta resta senza giustizia. Dopo vent’anni nessun colpevole

Il caso della giovane pastaia di Gubbio. Assolto l’unico sospettato

Mauretta Fondacci, uccisa a 31 anni: la sua morte, vent’anni dopo, resta ancora senza un colpevole

Gubbio, 2 novembre 2017 - DARE un senso al rimpianto e al dolore finalizzandoli a una causa nobile e attuale: dire basta alla violenza sulle donne. E’ questa la dedica con la quale i familiari di Mauretta Fondacci, vittima il 6 novembre 1997 di un delitto efferato e fino a oggi purtroppo impunito, hanno voluto ricordare con affetto, rimpianto e nostalgia la loro cara. Un modo generoso per non rendere del tutto vano il sacrificio di una figlia e di una sorella. Questo il testo della partecipazione esposta sugli spazi delle pubbliche affissioni: «Venti anni sono passati, ma il ricordo di te è vivo nella mente di chi ti ha voluto e ti vuole bene. Tutti insieme vogliamo ricordarti lunedì 6 novembre alle ore 20.30 presso la chiesa di San Francesco a Gubbio per pregare insieme e dire basta ad ogni forma di violenza contro le donne».

MAURETTA Fondacci, una bella ragazza allora trentunenne, fu uccisa a bruciapelo sulla strada che da Bevelle, dove risiedeva insieme ai genitori ed ai familiari, conduce a Loreto, frazione dell’eugubino, nel pomeriggio di dieci anni fa. Era il primo pomeriggio del 6 novembre del 1997 quando il carnefice, ancora senza un volto e una identità, l’ha ammazzata mentre alla guida della sua Opel Corsa stava raggiungendo il negozio di pasta fresca che gestiva nella frazione di Casamorcia insieme al fratello.

TRE COLPI a botta sicura, esplosi da un fucile caricato a pallettoni appoggiato forse al vetro del finestrino dalla parte della conducente. Un’autentica esecuzione che alla ragazza non ha lasciato scampo; il suo corpo senza vita venne ritrovato da un familiare. Per l’omicidio di Mauretta, a conclusione di serrate indagini, i carabinieri della compagnia eugubina, il due dicembre 1997, arrestarono con l’accusa di omicidio trasferendolo nelle carceri di Perugia, un coetaneo della ragazza. A conclusione di una lunga battaglia legale, protagonisti, su fronti contrapposti, gli avvocati Ubaldo Minelli e Carlo Pacelli, fu condannato inizialmente all’ergastolo, ma successivamente scagionato, assolto definitivamente e rimesso subito in libertà dalla Corte di Assise di Appello il 29 Marzo 2000. Quello di Mauretta ha finito quindi per allungare l’elenco dei delitti di cui si conosce soltanto l’efferatezza e la vittima. L’assassino continua a girare impunito, nonostante tutti i tentativi di «convincerlo» ad assumersi le sue responsabilità. Anni fa Don Armando Minelli, uno dei parroci della zona, ha indirizzato al «Caro Assassino» una nobile e commovente lettera nella quale gli ricordava che «Non è finito tutto quel sei novembre 1997 neppure per te: finchè sei vivo su questa terra sei in tempo per tornare libero, ma fa presto, nel nome di Gesù fa presto!». Don Armando aspetta ancora una risposta.

UN PAIO di anni il fa caso era finito anche nella puntata della popolare trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?», andata in onda il 25 novembre 2015. Una ricostruzione minuziosa, con il contorno di pressanti appelli dei familiari destinati «a chi sa parli», nella speranza di riaprire qualche pista per arrivare a vedere il volto di chi ha chiuso l’esistenza di una ragazza solare, quasi alla vigilia del matrimonio.

Giampiero Bedini