Leon, il CR7 del volley: "Io, la Sir e la magia di Perugia" / VIDEO

Il fuoriclasse cubano si racconta tra palestra, famiglia, escursioni, hobby e fornelli: «Adoro la pasta italiana»

Wilfredo Leon con il presidente della Sir Perugia   Gino Sirci circondati dai tifosi

Wilfredo Leon con il presidente della Sir Perugia Gino Sirci circondati dai tifosi

Perugia, 26 settembre 2018- Due metri di altezza, potenza, grinta e simpatia. Wilfredo Leon Venero, nato a Cuba, naturalizzato polacco, oggi punta di diamante della Sir Safety Perugia, a soli 25 anni ha già un palmarès ricchissimo di trofei (un argento ai mondiali e ben quattro Champions con il Kazan solo per citarne alcuni). «Ma l’esperienza più bella – dice convinto – è nella sfera privata, la mia famiglia: mia moglie Malgorzata e mia figlia Natalia», che ha compiuto un anno proprio il giorno in cui con lo Zenit ha vinto la quarta coppa in Champions League battendo in finale la Lube Civitanova del connazionale Juantorena. «Le daremo dei fratellini molto presto, almeno questa è la nostra intenzione».

Un atleta e un uomo abituato a bruciare le tappe. Basti dire che ha esordito in Nazionale a soli 14 anni (nella World League 2008 a La Avana) e ha vinto un titolo mondiale a 17 : secondo di un soffio nella finale persa con il Brasile. Padre a 23 anni, León è considerato il giocatore più forte del pianeta, anche dai suoi colleghi come il fuoriclasse Ngapeth che lo ha sostituito allo Zenit Kazan.

Allora Leon, come si trova a Perugia allenato da un’altra leggenda del volley mondiale come Lorenzo Bernardi?

«Bene, molto bene. Di Bernardi conoscevo la statura dell’atleta, ora ho ‘toccato con mano’ anche quella dell’allenatore. Un vincente assoluto»

E Perugia?

«Mi piace. Ha una dimensione giusta, una storia importante, arte e cultura. Non l’ho scoperta tutta ancora, ma quello che ho visto mi ha conquistato. In estate ho anche assistito a una bella rievocazione medievale... Pure mia moglie è contenta. Del resto Perugia è molto simile alla città in cui lei è nata in Polonia. E poi mi hanno detto che qui gli inverni non sono troppo rigidi. Per un cubano come me è cosa di non poco conto. Kazan è una città bellissima ma d’inverno fa un freddo pazzesco. Ho provato temperature come i -32 gradi».

Sorprende la padronanza che in poche settimane ha già della lingua italiana. Dove l’ha imparata?

«Quando sono venuto a giocare in questo Paese ho cominciato a provare. È una lingua difficile ma simile alla mia. Ascolto anche i film, poi a musica: cantanti come Laura Pausini ad esempio, e mi esercito. Pare che funzioni. Non ho ancora imparato frasi in perugino ma ci sto lavorando... ».

Del resto per uno che parla già bene spagnolo, polacco e russo la predisposizione a imparare la quarta lingua è più che evidente. Ma cosa apprezza del nostro Paese?

«Un sacco di cose. La gente, schietta e simpatica, innanzitutto. Finora nei giorni liberi dagli allenamenti ho visitato i dintorni di Perugia, i luoghi del Trasimeno, e sono arrivato fino a Siena. Sempre accolto ovunque con simpatia».

Quindi l’inevitabile “salto” in cucina.

«Adoro la pasta. Ne mangio almeno un piatto al giorno. Al pomodoro e basilico con parmigiano. Ho scoperto qui questo formaggio, che bontà. Io tra i fornelli? Sì, certo, mi piace, ma le mie specialità al momento sono soprattutto cubane, piatti a base di carne di maiale. Ma non è detto che non impari presto pure a fare la pasta».

Il suo esordio fu con la maglia numero 1, quando si dice il destino...

«È vero, a 14 anni in nazionale indossai quel numero (ride)»

Impegnatissimo in palestra, non può seguire le sue passioni che comunque cercherà di coltivare quando potrà?

«Mi piace pescare. Mare o fiumi non fa differenza, è un modo straordinario di stare a contatto con la natura. E poi mi piace sparare al poligono. Vedremo».

Se non avesse giocato a volley, che sport avrebbe fatto?

«Avrei giocato a baseball di sicuro Troppo alto? No, affatto, ho il braccio perfetto per i lanci».

Ma intanto torniamo alla pallavolo. Con lo Zenit Kazan ha alzato dal 2014 al 2018 quattro trofei di Champions League. I tifosi perugini nutrono grandi aspettative...

« Anch’io! Voglio continuare a vincere. Questo è un campionato dal livello altissimo, dove ci sono tante squadre molto forti. È bilanciato, ci saranno grandi sfide».

L’attesa per il suo arrivo in Italia del resto è guardata con interesse da tutto l’ambiente. La chiamano il CR7 della pallavolo, lo sa? Dicono che tutto il settore trarrà beneficio dalla sua presenza che accenderà inevitabilmente i riflettori su Perugia. Tra pochi giorni arriveranno i nazionali serbi e argentini Atanasijevic, Podrascanin e De Cecco, per non dire di Lanza e Colaci che finora ha incontrato solo da avversari...

«Non vedo l’ora. Siamo dei pallavolisti, cambiare squadra fa parte del gioco, come vincere giocando insieme. Succederà spesso»

A proposito di Sir e sirmaniaci, in cinquecento sono arrivati in una giornata di caldo torrido solo per darle il benvenuto al primo allenamento.

«Sono stati fantastici. Una cosa che mi ha colpito molto. A loro dico: continuate a seguirci, venite alle nostre partite, insieme con la Sir continueremo a fare grandi cose».