
Lenny Kravitz da urlo. In dodicimila all’Arena. L’artista scende dal palco e abbraccia i fan in delirio
Canta senza sosta per oltre due ore. Giubbotto nero di pelle, maglietta rossa e jeans. E quando intona l’ultima canzone del concerto, Let Love Rule, la rockstar scende dal palco e cammina in mezzo alla folla. Quasi a voler salutare uno ad uno i 12mila presenti all’Arena Santa Giuliana. Lenny Kravitz attraversa tutta la platea, scortato da alcune guardie del corpo per limitare l’inevitabile assalto dei fan, fino ad arrivare a lambire la gradinata. "Thank you, I love you", dice ringraziando il pubblico di Umbria Jazz, giunto da ogni parte d’Italia - molti ragazzi erano in fila fin dalla mattina - per ammirare l’artista statunitense. Energia allo stato puro, sabato sera, al festival che ha così consegnato alla storia un’altra serata memorabile.
Lenny Kravitz si prende la scena poco prima delle 22 e l’inizio è subito esplosivo. Anche perchè - ad affiancarlo - c’è un gruppo di grandissimi musicisti. Si parte. L’artista - che ha venduto oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo - comincia lo spettacolo con Are you gonna go my way e Minister Of Rock n Roll, seguiti da canzoni del "Blue Electric Light", il suo dodicesimo album in studio, come TK421 e Paralyzed. La sua voce graffiante e potente è inconfondibile. E oltre alle canzoni più recenti, nella scaletta del concerto non potevano mancare alcune delle sue hit più celebri. La grande empatia e complicità con sua gente è tangibile. Al termine di I’m a Believer e dopo i primi quattro brani tiratissimi si accendono le luci sugli spettatori. Ci sono giovani, famiglie (tra la folla anche la governatrice Donatella Tesei). Il cantante saluta e ricorda che quella di Perugia è la sua seconda notte in Italia (dopo il concerto di Lucca), mettendo l’accento sull’amore che prova per gli italiani. Kravitz è infatti tornato in tour nel Belpaese dopo un’assenza di cinque anni. "Celebriamo insieme la vita questa sera" afferma prima di attaccare con I belong to yo e Stillness of heart. Balla, cambia spesso chitarra, scende più volte dal palco e va verso la prima fila per far cantare anche il pubblico. Regala - in sequenza - agli spettatori Believe, Fear, Low e The chamber, brano con il quale presenta anche la solidissima band che lo accompagna. Il finale della live è in crescendo con It Ain’t Over Til it’s over, Again, Always on the run, American woman, Fly away e Humans. Poi - dopo ben 18 canzoni - il regalo più grande e inaspettato, con la passeggiata tra il pubblico in delirio.
L’Arena del festival dopo questa parentesi rock e soul stasera apre il sipario al grande jazz, con Chris Potter (sassofono) che si unisce a Brad Mehldau (pianoforte) per creare con John Patitucci (contrabbasso) e Johnathan Blake (batteria) un quartetto che si accredita come una vera e propria super band. A seguire si esibirà anche la Gil Evans Remembered, formazione che riunisce i principali musicisti delle orchestre di Evans degli anni ‘70-‘80.