
L’addio a Calabrese In centinaia ai funerali "Uomo da mille passioni È stato amico e fratello"
Silenzio, preghiera, incredulità. E lacrime. Il funerale di Francesco Calabrese – avvocato e politico perugino, scomparso martedì a 58 anni dopo una breve malattia – è tutto questo. Un’ora di preghiere e di qualche ricordo nella chiesa di Case Bruciate, quartiere perugino tra il centro e la stazione, dove Calabrese – di origini salentino-marchigiane, ma perugino doc – ha vissuto a lungo. Ed è lì che la famiglia ha voluto fosse tributato a lui l’ultimo saluto, nel luogo che amava profondamente.
C’è tantissima gente, manco a dirlo. La chiesa fatica a contenere tutti, il caldo si fa sentire, eccome. Ma nessuno nonostante il dolore e l’emozione perde la compostezza e ascolta con partecipazione la santa messa. I funerali li celebra don Simone Sorbaioli, vicario della diocesi (è presente anche l’arcivescovo Ivan Maffeis) e l’omelia è affidata a don Riccardo Pascolini, amico di famiglia oltre che giovane sacerdote, che ha parlato della "beatitudine di vita di Francesco come amico e come fratello. Dietro tutto quello che ho letto in queste ore c’è l’amicizia con Dio. Gli amici di Dio sanno vivere la vocazione giorno per giorno. E tu – dice – avevi la vocazioni di figlio, per come ti prendevi cura di tua mamma, la vocazione da marito con Silvia, quella di padre". Don Riccardo rivela che Calabrese lo chiamava sempre a Natale e Pasqua, per accertarsi che i due figli, Lorenzo e Giovanni, si fossero confessati. "Qualche volta gli dicevo una bugia" ammette col sorriso il sacerdote. E poi racconta che sotto l’altare della chiesa di Case Bruciate, c’è anche il suo nome, che "don Marino lo mise quando venne costruita e lui era ancora chierichetto. Qualche settimana fa è entrato nel Terzo Ordine Francescano – ricorda, sottolineando la sua devozione – e il Tao che ha portato al polso fino alla fine, è il segno dei salvati, degli amici di Dio". Don Riccardo dice in conclusione che Francesco "era un uomo dalle mille passioni per la politica, la lettura, il calcio, per il lavoro, per la Democrazia cristiana, per la sua città. Un generatore di fraternità". Alla fine un lungo, commosso e meritato applauso a Francesco Calabrese: un uomo che Perugia non dimenticherà.
Michele Nucci