
La mostra L’arte si svela tra Natura e Utopia
Un dialogo tumultuoso e vibrante tra due estremi all’apparenza inconciliabili come natura e utopia. Declinato in tre macro-sezioni attraverso il filtro dell’arte contemporanea e lo sguardo di 13 artisti, diversi per età, provenienza, linguaggio, tecnica e ispirazione. Con inaugurazione nella Giornata Mondiale della Terra, si è aperta ieri a Palazzo Baldeschi la nuova mostra di Fondazione Perugia: “Natura/Utopia: l’arte tra ecologia, riuso e futuro“ curata da Marco Tonelli con un percorso che fino al 3 novembre racconterà le tematiche attualissime del rapporto dell’uomo con la natura e il suo futuro. "L’unica risposta possibile alle ansie della nostra epoca è l’opera d’arte non come soluzione o risarcimento, ma pratica autonoma immaginifica" ha detto Tonelli nello svelare le meraviglie dell’avventura espositiva, scandita da Qr Code per farsi guidare, in ogni passaggio, dalla voce del curatore.
La prima sala è per Ugo la Pietra, con le sue riflessioni sulla natura nel contesto urbano: due casette in ceramica sormontate da ulivi e 30 gazebi sentimentali. Si prosegue con Loris Cecchini e le sue sculture-alberi fatte di materiali insoliti e sperimentazione tecnica, la terza sala è un trionfo visivo con i tappeti natura di Piero Gilardi e le maschere tribali di Gonçalo Mabunda, artista del Mozambico, realizzate con il riuso di armi, proiettili, granate, fucili. Ancora suggestioni con Kaarina Kaikkonen, la più importante artista finlandese contemporanea, e i suoi quadri fatti con abiti di recupero, soprattutto camicie maschili e con Paolo Canevari e i suoi “Black Pages“ (antiche cornici dorate che custodiscono fogli di giornale ricoperti di olio combusto).
Il viaggio prosegue con le tavole e i modelli di greenhouse (serre sentimentali) di Gianfranco Baruchello e si esalta in due video di Peter Campus, pioniere della video art. E poi i paesaggi di mondi utopici di Nicola Toffolini e l’opera immersiva di Giuliana Cunéaz con videoproiezioni interattive tra ghiaccio, cristalli, lava e acqua senza dimenticare un estratto dal film ecologista “Il pianeta azzurro“ di Franco Piavoli (la proiezione integrale al PostModernissimo). L’ultima sala propone un immenso quadro di Pascale Marthine Tayou fatto di buste di plastica colorate, la “Struttura del tempo“ di Giuseppe Penone (alberi fusi in bronzo) e la pittura che sublima le iconografie della natura di Davide Benati.
"Palazzo Baldeschi entra nella mostra con discrezione" sottolinea Maria Cristina De Angelis (Fondazione CariPerugia Arte): il progetto d’allestimento è all’80% quello di Nero Perugino, il catalogo (Fabbri Editore) è fatto con carta riciclata e la mostra chiude idealmente il mandato a Fondazione Perugia di Cristina Colaiacovo, attento alla sostenibilità.
Sofia Coletti