ERIKA PONTINI
Cronaca

"La contagiosità del virus? Vi spiego come funziona"

Parla la professoressa Antonella Mencacci in relazione al giallo del medico "La ricerca degli anticorpi non ha un valore diagnostico"

La professoressa Antonella Mencacci

Perugia, 19 dicembre 2020 - «In generale, più basso è il valore dei cicli soglia (ovvero i numeri riportati nel referto) più Rna c’è nel campione, ma il numero non correla necessariamente con la gravità dell’infezione (ci sono asintomatici con bassissimi cicli soglia), né con la contagiosità, ma dipende piuttosto dalla fase dell’infezione".

Lo chiarisce la professoressa Antonella Mencacci, direttore del Laboratorio di Microbiologia in relazione al ‘giallo’ del medico che ha segnalato la presunta anomalia sul referto (32-36 cicli a fine malattia e dopo due giorni 23-28 cicli). "E’ sempre difficile interpretare i referti e lo è ancora di più nel caso di un’infezione nuova, i cui aspetti clinici, patogenetici e diagnostici non sono del tutto chiariti". Come funziona il test? "Il test di riferimento per capire se una persona ha o no l’infezione da Sars-CoV2 è il test molecolare di amplificazione genica (real-time Pcr) che rileva alcuni frammenti di Rna specifici del virus. Se il test rileva un solo gene, il risultato si considera “indeterminato”, perché potrebbe non essere specifico, se invece rileva 2 o più geni, il test è da considerarsi “positivo”. I cosiddetti ’numeretti’ sono i ’ cycle thresholds’ , cioè ’cicli soglia’ (che nel referto abbiamo chiamato ’cicli di amplificazione’), ai quali iniziano a salire le curve che corrispondono all’Rna virale (una curva per ogni gene rilevato, come si vede nel grafico)". Non tutti i campioni sono prelevati nello stesso modo... "I cicli soglia ai quali i geni sono rilevati dipendono anche dal kit utilizzato, dal tipo di campione (nasofaringeo, orofaringeo..) e, siccome il virus parassita le nostre cellule, da quante cellule sono presenti nel campione biologico e quindi dall’accuratezza del prelievo". Nei referti le sigle accanto ai numeri sono differenti a seconda dei laboratori. Perché? "I laboratori più grandi hanno a disposizione strumenti di varie ditte, che funzionano con diversi kit. Ciò è importante per non interrompere il servizio nel caso in cui uno strumento si rompa, per eseguire delle controprove nei casi di dubbia interpretazione o per fare contemporaneamente più test, specialmente se le richieste sono numerose ed urgenti. Nel nostro laboratorio, ad esempio, possiamo eseguire il test molecolare con 6 tipologie di kit, i più recenti e riusciamo a refertare in meno di 24 ore anche oltre 2.000 campioni. Nessun ’giallo’ sul medico? "I referti che appaiono nell’articolo si riferiscono a test eseguiti con i reagenti e strumenti forniti dalla Protezione Civile (ben 280mila). I target genici (Orf1ab, N ed S) sono tutti assolutamente specifici del virus Sars-Co-V2. Solo il gene E non è specifico ma comune a tutti i coronavirus (anche raffreddore)". L’Umbria è una delle poche regioni che nel referto riporta una dicitura non generica... "In Umbria abbiamo deciso di riportare sul referto il risultato definitivo del test (Positivo, Negativo, Indeterminato) in grassetto. I cicli soglia sono riportati per gli addetti ai lavori che conoscono la letteratura specifica e sanno orientarsi nella “giungla dei numeretti”. I cicli, infatti, vanno interpretati nel contesto clinico e della fase dell’infezione, precoce o tardiva. Infatti, la quantità di Rna virale – e non di “particella virale infettante” – all’inizio aumenta progressivamente, raggiunge un acme (periodo di massima contagiosità), e poi degrada più o meno lentamente a seconda dei soggetti e, nelle fasi più tardive, ha un andamento altalenante, imprevedibile, nel senso che a campioni negativi possono seguire campioni positivi anche dopo molte settimane. Comunque, non era questo il caso del collega i cui tamponi, prelevati a 2 giorni di distanza, sono risultati entrambi positivi. Allo stesso modo, tamponi positivi con bassi cicli possono seguire tamponi con alti cicli, senza che ciò sia “illogico” o significhi “ripiombare nel cuore del Covid”. Secondo il Ministo dopo 21 giorni dall’inizio dei sintomi, se il paziente è asintomatico da almeno una settimana, si può ragionevolmente escludere il contagio. Negli asintomatici i 21 giorni si contano dal primo campione positivo". E gli anticorpi? "La ricerca degli anticorpi non ha un valore diagnostico, ma serve per capire, in un dato momento e in una specifica area geografica, quanti siano stati contagiati. Non fornisce informazioni su quanto tempo sia trascorso dal contatto col virus. Infatti, il riscontro di anticorpi in un individuo, di qualsiasi classe (IgM, IgG, IgA), prevede il suo isolamento e l’immediata esecuzione del test molecolare. Non è vero che IgM indicano un’infezione superata, anzi indicano una infezione in atto o recente, ma, addirittura, in alcuni casi di Covid-19 non sono neanche state rilevate".