Oliviero a tutto campo "L’Ateneo? Più giovane e attrattivo"

Reclutamento: abbassata l’età media dei ricercatori. "La sinergia con le istituzioni ha portato in Umbria decine e decine di milioni del Pnrr"

Il rettore Maurizio Oliviero

Il rettore Maurizio Oliviero

Perugia, 1 luglio 2022 - "La promessa fatta durante il primo lockdown ai ragazzi di una festa al rettorato? La manterrò. Appena possibile la organizzeremo e li abbraccerò tutti". Il rettore dell’Università degli studi di Perugia Maurizio Oliviero è al lavoro come ogni giorno dal suo insediamento, due anni e mezzo fa ormai, nello studio di Palazzo Murena. "Non ho mai smesso di venire qui, nemmeno durante i giorni terribili in cui tutto era silenzio. Esserci era fondamentale, nonostante la mancanza del vociare degli studenti giù nel cortile desse una sensazione di grande inquietudine... Sono stati forti, hanno mostrato un senso di maturità straordinario".

A proposito, quando torneranno le lezioni in presenza?

"Dal nuovo anno accademico, in autunno. Previste solo deroghe temporanee per la diffusione della pandemia o nel caso in cui le iscrizioni, oggi siamo a quota 30mila, dovessero lievitare al punto da farci valutare la modalità mista. È importante tornare a vivere la socialità dell’Ateneo. Per gli studenti, per i docenti, per tutti. Dobbiamo ritrovare l’orgoglio dell’identità, dell’appartenenza a questa comunità. Sapere che ci sono studenti perugini che continuano a seguire le lezioni da remoto non va bene. E noi dobbiamo smettere di trasmettere senso di incertezza ai ragazzi. Accompagnamoli nel futuro riconoscendo loro anche il diritto di sbagliare".

Studenti ma anche cittadini rsponsabili insomma.

"Esatto, hanno bisogno di sentirsi cittadini dei luoghi in cui hanno scelto di vivere una fase fondamentale della loro vita. Hanno diritto a servizi e risposte, loro cercano sì didattica di qualità, laboratori, spazi universitari ma anche qualità dei servizi e offerte culturali per sentirsi parte attiva della comunità".

Qual è il ruolo della sua Università per il futuro dell’Umbria?

"Quello di contribuire alla crescita del territorio ma anche del Sistema Paese. In che modo? Intanto ci siamo aperti verso l’esterno per far conoscere, ad esempio, alla rete dell’imprese ma anche delle istituzioni le nostre competenze ed eccellenze, che mettiamo a disposizione. Inoltre, per diventare più competitivi e attrattivi, abbiamo cercato di attingere alle vere energie rinnovabili, cioè i nostri giovani. Di qui un percorso nuovo di reclutamento, fatto su base nazionale. Perché l’Ateneo ha bisogno di crescere non solo come quantità ma anche qualità dei ricercatori. Risultato, è aumentata l’attrattività del nostro ateneo, si è abbassata l’età media dei docenti, attualmente intorno ai 60 anni ma l’obiettivo è di portarla tra i 40 e i 50".

Una Università che si mette in luce a livello nazionale per indurre una crescita del territorio. È questa la strategia?

"Esatto. Un Ateneo come il nostro non può guardare solo al locale, deve diventare anche un punto di riferimento nazionale. Per questo un anno e mezzo fa abbiamo voluto costruire una rete di università con le Marche e l’Aquila per provare a ragionare in una dimensione macroregionale e sottolineare che oltre al nord e al sud esiste anche un centro della formazione, quello che scorre lungo la dorsale appenninica. Insieme daremo vita a breve a una strategia di comunicazione che invita a guardare l’Italia in una prospettiva orizzontale per evidenziare che c’è un Centro in questo Paese dove esistono grandi opportunità".

Pensare che fino ad oggi ci si faceva concorrenza a suon di immatricolazioni...

"Abbiamo deciso di cambiare. La competizione tra gli atenei non può più giocarsi sul numero degli iscritti, criterio che spinge verso una sorta di reclutamento forzato per quantità e non per qualità. Gli studenti non sono ’clienti’ ma risorsa autentica con grandi potenzialità sulle quali investire".

Parliamo di soldi. Quali contributi fattivi ha dato finora l’Unipg?

"Diversi. Siamo stati selezionati dal ministero per il bando del Pnrr che prevede la creazione di ecosistemi per l’innovazione. Grazie a una proficua e virtuosa sinergia con la Regione, in particolare con l’assessorato allo sviluppo economico, il nostro territorio potrà contare su 40 milioni di euro. Una metà ricadrà sulle imprese e l’altra andrà alla ricerca per i settori individuati. Inoltre, tra un mese si attiverà a Spoleto un centro di digitalizzazione del patrimonio culturale con altri fondi del Pnrr, per circa 18 milioni di euro, legati a dei finanziamenti per l’area del Cratere. Fondi per 5 milioni anche per il trasferimento del Centro ricerca tecnologico e altri 5 per avviare progetti di Telemedicina".

E le antiche diffidenze?

"Superate dalla possibilità di portare a casa dei risultati importanti. L’Ateneo sarà tanto più forte quanto più forte sarà questa alleanza strategica sul territorio. Voglio ricordare che l’Università non ha colore, è trasversale. E’ il luogo in cui si produce e trasferisce conoscenza".

Ma lei ha mai pensato di fare politica?

"Io amo la politica intesa come capacità di contribuire a stimolare dibattiti e riflessioni. Per anni mi sono impegnato nella difesa del diritto allo studio. Credo molto nella proiezione dell’articolo 34 della nostra Costituzione. Sono io stesso, del resto, il risultato della mobilità sociale. Ho la fortuna di fare il lavoro che volevo: all’interno dell’Università. La mia occupazione sarà quindi in questo ambito alla ricerca di una dimensione internazionale. Come Ateneo abbiamo già ricostruito una rete con 511 accordi internazionali. Abbiamo introdotto i double degree (i doppi titoli) e siamo presenti in tutti e cinque i continenti, Oceania compresa. Ecco, lavorerò per l’università del futuro, che possa essere in grado di mettersi in connessione con gli atenei, gli istituti, i grandi centri internazionali del mondo. Guardando sempre ai nostri giovani, le uniche vere energie rinnovabili".