Il quinto inverno più caldo dal 1800 L’aumento medio delle temperature tra dicembre e marzo ha toccato +1,8°

A certificarlo il Consorzio Lamma (ente di monitoraggio e modellistica ambientale della Regione Toscana), che ha elaborato i dati relativi ai tre mesi invernali, certificando ancora una volta la crescita costante.

Il quinto inverno più caldo dal 1800  L’aumento medio delle temperature  tra dicembre e marzo ha toccato +1,8°

Il quinto inverno più caldo dal 1800 L’aumento medio delle temperature tra dicembre e marzo ha toccato +1,8°

In Italia l’inverno 2022-2023 è risultato il quinto più caldo dal 1800, con un’anomalia, rispetto alla media 1991-2020, di +1,21 gradi centigradi. A certificarlo il Consorzio Lamma (ente di monitoraggio e modellistica ambientale fondato dalla Regione Toscana), che nei giorni scorsi ha elaborato i dati relativi ai tre mesi invernali, certificando ancora una volta come le temperature siano in crescita costante ormai da anni. E nella carta delle variazioni delle temperature viene indicata anche la nostra regione, l’Umbria, che purtroppo non è stata da meno. L’aumento della temperatura media nel Cuore Verde è stata infatti tra +1,4 e 1,8 gradi da dicembre a marzo. Il Nord Italia comunque è ancora una volta la zona con lo scarto più marcato (+1.31 °C), mentre il centro e il sud hanno fatto registrare una crescita di 1.1 gradi. A dire il vero è andata un po’ meglio con le precipitazioni: le piogge in questi tre mesi in Umbria sono state in media, le falde anche grazie all’apporto di novembre sono su livelli accettabili e ora si spera che la primavera risulti piovosa. E a questo proposito la Giunta regionale proprio nei prossimi giorni sottoscriverà un accordo attuativo con il Dipartimento di Ingegneria Civile ed ambientale (Dica) dell’Università degli studi di Perugia finalizzato alla valutazione dell’andamento nel tempo della situazione dei corpi idrici umbri dove sono presenti gli idrometri gestiti dal Servizio Idrografico regionale. "Fra le strutture regionali competenti nelle materie attinenti rischio idrogeologico, idraulico e sismico e difesa del suolo e il Dica, dipartimento di eccellenza e centro primario della ricerca scientifica nazionale, sono già state sottoscritte – ricorda l’assessore Enrico Melasecche - collaborazioni utili per affrontare problematiche regionali sviluppando e utilizzando procedure tecnico-scientifiche teoriche innovative, con la realizzazione di modelli idrologici e idraulici estendibili alla realtà regionale". "Il Dica – prosegue - possiede un’esperienza pluriennale nel campo e la conoscenza dei processi idrologici legati alla formazione di fenomeni naturali estremi quali le piene e condivide con la Regione l’interesse per l’analisi degli effetti prodotti dai cambiamenti climatici sulle principali grandezze idrologiche. Lo studio sulle evoluzioni idrogeologiche, che farà il Dica sulla base dei dati delle portate dei corsi d’acqua acquisiti dal Servizio regionale, sarà di valido supporto per la programmazione di misure e interventi in rapporto alle necessità della difesa del suolo e alle proposte di utilizzazione delle risorse idriche".