REDAZIONE UMBRIA

Il payback e la crisi della sanità Aziende elettromedicali: cento lavoratori sono a rischio

Le imprese sono costrette da un meccanismo introdotto nel 2015 dal Governo-Renzi al risarcimento per la copertura delle spese in eccesso messe a bilancio dalle Aziende sanitarie.

Il payback e la crisi della sanità Aziende elettromedicali: cento lavoratori sono a rischio

Il settore elettromedicale rischia una crisi senza precedenti in Umbria, una crisi indotta dal sistema del payback alle Aziende sanitarie, introdotto dal governo Renzi nel 2015 e poi attivato dal governo Draghi a fine mandato. Il payback consiste in pratica nell’obbligo per le aziende che commercializzano prodotti per la sanità, ad esempio strumenti per le sale operatorie, a contribuire con un risarcimento alla copertura delle spese in eccesso messe a bilancio dalle Aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche.

In particolare la disposizione stabilisce infatti che, in caso di sforamento del tetto di spesa pubblica in dispositivi medici da parte di una regione, una parte della spesa in eccesso (pari al 40% nel 2015, al 45% nel 2016 e al 50% a decorrere dal 2017) debba venir rimborsata dalle imprese fornitrici. "Una norma sballata – afferma Vasco Cajarelli, segretario della Filcams Cgil di Perugia – che ha già prodotto un debito di oltre 2 miliardi di euro per le aziende del settore in Italia, di oltre 100 milioni in Umbria, dove i dipendenti diretti del settore sono circa un centinaio, senza contare tutto l’indotto collegato nei servizi e nella produzione".

Per la Filcams Cgil il rischio concreto è quello di una totale chiusura da parte degli istituti di credito nei confronti di queste aziende indebitate, nonostante una situazione positiva di mercato, che non si risolve con le proroghe che il governo Meloni ha messo in campo. "L’operatività di queste aziende è praticamente bloccata in Italia da questa situazione – continua Cajarelli – con effetti che si ripercuotono anche sulla sanità pubblica, allontanando le aziende virtuose, e creando disservizi potenzialmente gravissimi all’utenza".

"La Regione Umbria convochi immediatamente un tavolo sullo stato di crisi delle aziende coinvolte dal payback – conclude Cajarelli – per lo più aziende sane, con anni di esperienza, che ora rischiano di chiudere con effetti pesantissimi sull’occupazione e sullo stesso diritto alla salute delle cittadine e dei cittadini umbri". Qualche settimana fa c’era stato un incontro in Regione con le associazioni di settore Fifo Sanità e Asfo Umbria Confcommercio in rappresentanza delle imprese umbre costrette ad affrontare un payback che va dal 30% al 100% del loro fatturato medio annuo e che risultano, di fatto, a serio rischio fallimento.