"Il nostro Samuel non ce lo ridarà nessuno"

Esplosione di Gubbio, cinque rinvii a giudizio per la morte di Cuffaro ed Elisabetta D’Innocenti. I genitori del 19enne: "Famiglia distrutta"

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Cinque rinvii a giudizio. La decisione del gup Angela Avila arriva nel primo pomeriggio. Dopo un paio d’ore di camera di consiglio, la lettura del dispositivo con il quale il giudice ha stabilito che gli amministratori della Greenvest e della Greengenetics di Gubbio, i soci, occulti secondo l’accusa, e il proprietario dell’edificio dove era stato realizzato il laboratorio poi esploso il 7 maggio 2021, dovranno rispondere davanti alla Corte d’assise di omicidio doloso con dolo eventuale, lesioni dolose e omissione dolosa di cautele per gli infortuni sul lavoro.

Si apre il processo per Michele Maria e Maria Gloria Muratori, Alessandro e Luciano Rossi e Giorgjo Mos Nell’opificio veniva trattata la cannabis per essere resa commerciabile. E, quindi, sottoposta a una sorta di lavaggio a ultrasuoni con l’utilizzo di pentano. Una metodologia, secondo l’accusa, di fatto inventata senza alcuna garanzia in termini di sicurezza. Secondo gli inquirenti l’incendio a cui seguì l’esplosione che uccise Samuel Cuffaro ed Elisabetta D’Innocenti, 19 e 52 anni, sarebbe stata innescata da una scintilla di una delle lavatrici che con i gas del solvente, smaltiti in alcun modo, aveva provocato l’incidente nel quale anche un ragazzo, all’epoca minorenne, era rimasto ferito. "Samuel, non ce lo ridarà nessuno, però non possiamo chiudere gli occhi davanti a tutto quello che è successo", hanno commentato visibilmente commossi i genitori di Samuel, Linda Fiorella Alonge e Gaetano Cuffaro. "Non è facile per niente, siamo in buone mani – hanno aggiunto ribadendo piena fiducia nella procura e nel legale Ubaldo Minelli che li assiste – Noi abbiamo poco da dimostrare. I fatti sono così evidenti che il giudice non ha potuto fare a meno di riconoscere l’impianto accusatorio". "La nostra famiglia è stata distrutta completamente. Samuel era tutto, era il mondo che ci girava intorno – hanno ricordato i genitori del ragazzo - Abbiamo altri due bambini che ci tengono ancora in piedi. Vogliamo solo giustizia e che queste persone, che hanno fatto consapevolmente del male a tante famiglie, paghino quello che è giusto. Nostro figlio lavorava a chiamata, ma andava a lavorare nei campi. Quella mattina il destino l’ha portato in un posto di cui non sapeva niente. E poi è successo quello che è successo". "Crediamo che chi agisce e la pensa in questo modo, paghi il giusto affinché in futuro altri ci pensino prima di agire allo stesso modo". A loro ha fatto eco il legale: "L’impianto accusatorio è stato pienamente confermato" ha aggiunto. "Nessuno restituirà la vita a Samuel ed Elisabetta - ha sottolineato ancora l’avvocato Minelli - ma per quanto riguarda il rendere giustizia alle famiglie possiamo ritenerci soddisfatti".

"Non possiamo nascondere la delusione per la decisione del giudice che ha rinviato a giudizio gli imputati senza la riqualificazione del reato. In quello che è successo non c’è volontarietà, l’ipotesi di omicidio doloso doveva essere riqualificato": lo ha sostenuto l’avvocato Monica Bisio che difende i titolari delle due aziende. "Non avevamo chiesto il non rinvio a giudizio, ma un giudizio sullo stato dei fatti. Il rinvio a giudizio ci può stare, non la volontarietà". "I fatti sono molto gravi, questo è evidente ma l’omicidio doloso - ha commentato l’avvocato Luca Maori che assiste il proprietario del casolare esploso, individuato dalla Procura come socio occulto - non è una fattispecie che può essere contestata. Qui si tratta di una colpa, ma mai omicidio volontario. Abbiamo cercato di dimostrare questa circostanza prendendo a spunto la sentenza ThyssenKrupp di Torino. Il caso di specie è assolutamente lo stesso. Il mio assistito - ha concluso l’avvocato Maori - non era neanche socio delle attività ma proprietario dell’immobile e collaboratore saltuario". L’inizio del processo è previsto per il 20 aprile.