Giornalismo, quale futuro?. Quattro giorni di dibattiti al Festival di Perugia

Sarà la guerra uno dei temi centrali della diciottesima edizione della rassegna. L’organizzatrice Ciccone: "Tutto è cambiato, i social hanno dato voce e potere".

Giornalismo, quale futuro?. Quattro giorni di dibattiti al Festival di Perugia

Giornalismo, quale futuro?. Quattro giorni di dibattiti al Festival di Perugia

Sarà la guerra uno dei temi centrali della diciottesima edizione del Festival internazionale del Giornalismo, che prende il via oggi a Perugia . "Anche negli anni precedenti la questione della guerra, comunque, c’è sempre stata. Quest’anno sarà necessariamente approfondita", spiega Arianna Ciccone, storica organizzatrice della kermesse.

"In passato abbiamo lungamente dibattuto del conflitto in Siria – racconta Ciccone –, constatando le difficoltà di giornalisti e blogger siriani, letteralmente traumatizzati da quanto stava avvenendo. Il tema della guerra, in un modo o nell’altro, lo abbiamo trattato sempre. Ora ci tocca ancor più da vicino, con l’invasione russa in Ucraina che coinvolge l’Europa e che ha stravolto i rapporti della stessa Europa e dell’Occidente con Putin. Quindi ci sono da considerare un piano umanitario e un altro geopolitico. Poi la guerra in Medio Oriente e, di strettissima attualità, il coinvolgimento dell’Iran. Uno dei temi del Festival è la copertura giornalistica di questi conflitti".

Con differenze sostanziali e marcate tra le varie guerre.

"Mentre in Ucraina il presidente Zelensky ha subito aperto le porte del Paese ai giornalisti affinché testimoniassero quanto stava avvenendo – continua Ciccone –, Israele non permette ai giornalisti di entrare a Gaza. Due conflitti ’diversi’ che di fatto c’interrogano sul ruolo del giornalismo. Su 95 giornalisti morti nel conflitto in Medio Oriente ben 90 sono palestinesi. E al Festival ci saranno diversi cronisti palestinesi, molti dei quali sono collaboratori di testate occidentali. A Gaza c’è Al Jazeera (emittente televisiva del Qatar, ndr) ma c’è anche Hamas, quindi c’è il problema della propaganda e non si può parlare di giornalismo libero".

Non mancheranno confronti tra giornalisti israeliani e palestinesi. Tra i panel più autorevoli quello che vede protagonista il quotidiano ’Haaretz’, così presentato sul sito on line del Festival.

"Della guerra tra Israele e Hamas e delle conseguenze sui civili a Gaza, ’Haaretz’, storico e unico quotidiano progressista in Israele, voce critica sulle questioni interne e internazionali, propone una doppia prospettiva ebraica e palestinese con la partecipazione a #ijf24 di Noa Landau e Hanin Majadli, rispettivamente vicedirettrice israeliana e direttrice della sezione in lingua araba del quotidiano".

Com’ è cambiato il panorama giornalistico in questi diciott’anni di Festival?

"Prima c’erano i grandi nomi legati alle testate tradizionali, ora tutto questo è crollato. Esistono tante testate indipendenti e realtà giornalistiche nuove. Tutto è cambiato, anche nel pubblico che oggi è più attento, ma anche più esigente, severo e aggressivo, perché i social media hanno dato voce e ’potere’. Le testate tradizionali ne devono tenere conto, ma questa è una medaglia a due facce: le proteste violente non sono giuste. Noi lettori dobbiamo avere un atteggiamento critico e consapevole ma non cinico. Sono cambiati i giornalisti, ma anche i lettori".

Cosa devono fare i giovani che voglio avvicinarsi al giornalismo?

"Imparare l’inglese, fare esperienze all’estero e studiare, studiare, studiare...". Tra gli ospiti del Festival, Federica Sciarelli, Diego ’Zoro’ Bianchi, Nello Scavo, Roberto Saviano, Marta Allevato e Marianna Aprile.

Stefano Cinaglia