Spoleto, giro di fatture false e società venduta a un morto: sei indagati

Sospeso commercialista e indagati sei imprenditori

Guardia di Finanza (foto Ansa)

Guardia di Finanza (foto Ansa)

Perugia, 17 gennaio 2023 - Scoperto un giro di fatture false con una società venduta addirittura a un morto. Per questo, i finanzieri del comando provinciale di Perugia hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione della misura cautelare del divieto di esercizio della professione nei confronti di un commercialista e contestuale decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal gip del tribunale di Spoleto, a carico di sei imprenditori. Sono tutti indagati, a vario titolo, per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento di documenti contabili. L'attività - riferisce la Guardia di Finanza - trae origine da una verifica fiscale eseguita dai militari di Spoleto nei confronti di una società, con sede a Norcia che operava nel settore dei trasporti di merci su strada che, da un decennio, non presentava dichiarazioni fiscali, non aveva lavoratori dipendenti, né sede operativa o struttura aziendale. Ancora, nel periodo alla messa in liquidazione, si erano susseguiti avvicendamenti nella carica di amministratore unico e cessioni di quote societarie tra soggetti privi di disponibilità economiche e con precedenti penali specifici (dei 'prestanome'), l'ultimo dei quali era addirittura deceduto dieci anni prima dell'acquisizione della società. Dalle successive indagini, dirette dalla Procura di Spoleto, sarebbero emersi indizi relativi alla natura di 'cartiera' della società, utilizzata esclusivamente per emettere fatture per operazioni inesistenti, utilizzate da altre imprese laziali e marchigiane per 'abbattere' i costi e ridurre il carico fiscale. Particolare rilievo ha assunto la figura di un commercialista, nel cui studio sono stati trovati alcuni bilanci della società cartiera (mai depositati) ed altra documentazione, oltre alla "Carta nazionale dei servizi delle Camere di commercio", con i relativi codici Pin e Puk con cui, verosimilmente il professionista poteva fare transazioni telematiche in nome degli amministratori formalmente in carica. Il Gip ha disposto il divieto di esercizio della professione a carico del commercialista per 12 mesi ed il sequestro del profitto dei reati derivante dall'indebito risparmio di imposta per un importo di oltre 400mila euro.