
Attorno alla chiesa di San Pio si sono accesi i riflettori dei media nazionali: ieri in contemporanea alla stessa ora, due trasmissioni televisive con collegamenti in diretta da Città di Castello, nel tentativo per scavare dietro la vicenda che sta facendo parlare tutta Italia. Ma Don Samuele Biondini, 50 anni e don David Tacchini, quarantenne, ex parroco ed ex vicario fino a qualche tempo fa attivissimi sacerdoti a San Pio, non ci sono.
Entrambi protetti dalle loro famiglie, rifuggono il clamore mediatico e vivono nel silenzio una scelta sofferta. Chi ha avuto modo di parlare con ’don’ Samuele, che attualmente si trova a casa dei genitori a Lerchi, frazione del comune di Città di Castello, racconta di una persona che sta soffrendo. Ieri pomeriggio una sua parente (mentre nei social impazzavano gossip su gravidanze, illazioni, sentimenti e ironia), ha scritto un ammonimento nel gruppo pubblico di Città di Castello: "Basta ipocrisia. Mio cugino Samuele merita rispetto per la sua scelta e la sua trasparenza. Dio si può amare in tanti modi. Essere coerenti e vivere in trasparenza merita rispetto. Il suo è stato un gesto ponderato e sofferto, ma giusto". Nell’abitazione di Lerchi i giornalisti suonano al campanello e don Samuele risponde con voce flebile: "Non dico niente, mi dispiace. Non voglio essere ripreso e fotografato". Neanche ’don’ David Tacchini, che già da qualche mese si è ritirato dalla vita sacerdotale per ponderare le sue scelte future, rilascia dichiarazioni. Al momento si trova in un altro comune dell’Altotevere. "Aveva annunciato di prendersi una pausa di riflessione già qualche mese fa – dice una parrocchiana –, spiegando a noi fedeli che doveva fare chiarezza con se stesso, poi abbiamo saputo che aveva trovato l’amore. L’amore è importante e lui resta una persona speciale".
Così la vicenda dei due sacerdoti di Città di Castello, che hanno ottenuto la dispensa papale, sta suscitando molto clamore, ma la gran parte dei tifernati si schiera a difesa delle scelte compiute dai due ex religiosi evidenziando piuttosto le tante attività che avevano generato in parrocchia a San Pio, in favore dei più deboli e di chi è in difficoltà.
"Hanno aiutato tanta gente, erano e sono due persone eccezionali", dicono i più. Una storia che apre ampi interrogativi. Come quelli che ricorda il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati: "Per noi queste situazioni sono sintomatiche della crisi del sacerdozio in tutto il mondo e campanelli di allarme per i vertici del Vaticano e delle singole conferenze episcopali per allargare l’esercizio del ministero ai preti sposati. Per arginare la crisi inoltre si potrebbero riaccogliere nel ministero i preti sposati secondo la normativa prevista con dimissioni, dispensa e matrimonio religioso".
Cristina Crisci