REDAZIONE UMBRIA

I tre ‘motivi’ del Csm per trasferire la Duchini. Ecco tutti i retroscena

Agli atti le parole intercettate contro il gip

Antonella Duchini

Perugia, 8 agosto 2018 - Sono tre le incolpazioni mosse al procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione che hanno portato al trasferimento del magistrato in via cautelare e provvisoria alla Corte d’appello di Ancona, con funzioni giudicanti. Tra queste la rivelazione di segreto d’ufficio – nell’ambito dell’inchiesta penale sulla Gold di Franco e Giuseppe Colaiacovo – al luogotenente Orazio Gisabella, estraneo al procedimento, ma anche, sembra, comportamenti ritenuti scorretti dal Csm adottati nei confronti del procuratore capo della Repubblica e affermazioni irrispettose del ruolo svolto dal gip di Perugia che, nel dicembre del 2016, non convalidò il sequestro probatorio d’urgenza, disposto dalla Duchini delle quote della Financo (la cassaforte della famiglia Colaiacovo, ndr), detenute dalla ‘Gold’. Agli atti dell’indagine penale ci sono infatti anche le intercettazioni in cui il procuratore aggiunto commenta la mancata convalida del sequestro. Duchini – assistita dagli avvocati Nicola Di Mario e Michele Nannarone – si era difesa davanti all’organo di autogoverno delle toghe dopo che, sulla scorta dell’inchiesta penale fiorentina, era stato avviato nei suoi confronti un procedimento disciplinare. Adesso la decisione della Sezione, contro cui il magistrato potrà fare ricorso per Cassazione.

Parallelamente va avanti l’indagine del procuratore aggiunto di Firenze, Luca Turco che accusa la collega di rivelazione di segreti d’ufficio per aver svelato notizie a Gisabella e a Costanzo Leone (e quest’ultimo, a sua volta, a un manager della Colacem di Carlo Colaiacovo) e abuso d’ufficio per avere – in concorso con i due ex luogotenenti dell’Arma – Duchini avrebbe emesso il decreto di sequestro delle quote per arrecare un danno ingiusto a Franco e Giuseppe Colaiacovo, perché il blocco avrebbe impedito l’erogazione di finanziamenti in favore degli imprenditori e, contestualmente, un vantaggio patrimoniale al fratello-zio Carlo, che aveva in animo l’acquisizione. La procura aveva chiesto la misura cautelare della sospensione dal servizio, respinta dal gip anche a fronte di un periodo di congedo del magistrato che non sarebbe rientrata in ufficio fino a ottobre.