Droga e telefonini portati in carcere con i droni

Indagini della Procura di Napoli svelano infiltrazioni della Camorra in 19 carceri italiani, tra cui Terni, tramite droni per introdurre telefonini e droga. Coinvolti 31 arresti e varie strutture penitenziarie.

Droga e telefonini portati in carcere con i droni

Droga e telefonini portati in carcere con i droni

TERNI C’è anche il carcere di “massima sicurezza“ di vocabolo Sabbione (foto) tra i 19 penitenziari italiani in cui la Camorra introduceva, con l’utilizzo di droni, telefonini e droga. E’ quanto emerso da due indagini condotte dalla Procura di Napoli, diretta da Nicola Gratteri, e che hanno portato a 31 misure cautelari. I droni erano gestiti da una sorta di ‘service’ che aveva tariffe precise: mille euro per consegnare uno smartphone, 250 euro per un telefonino abilitato alle sole chiamate vocali e 7mila euro per mezzo chilo di droga. Coinvolti i carceri di Frosinone, Napoli-Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo, Sulmona e appunto Terni. Le inchieste sono state condotte da polizia di Stato, polizia penitenziaria e carabinieri. La prima indagine ha avuto inizio quando nel settembre del 2019 nel carcere di Frosinone c’è stato il ferimento di detenuto con una pistola fatta arrivare con un drone. Dopo pochi mesi l’indagine è stata indirizzata in Campania. Ma solo qualche mese prima erano stati introdotti dei telefonini nel carcere di Secondigliano. Quei droni erano modificati per trasportare oggetti pesanti (come un’arma) ma anche per ‘bucare’ le aree no fly zone. Inchiesta conclusa con l’emissione di 20 misure cautelari. Nella seconda inchiesta la squadra mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone. Le indagini sono state avviate dalla polizia il 20 marzo 2023 a seguito dell’omicidio, avvenuto a Napoli, di Francesco Pio Maimone (un tranquillo e onesto pizzaiolo di 18 anni ucciso da una pallottola vagante nella zona di Mergellina) e per il quale è stato fermato Francesco Pio Valda. Indagando sul gruppo dei Valda (Francesco Pio è il figlio di Ciro, esponente del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan) gli inquirenti hanno accertato varie interlocuzioni dal carcere.