Donne maltrattate, casi in aumento

Centocinquanta persone assistite dal Centro antiviolenza. "La prima richiesta? Vi prego, salvatemi"

Aumentano di circa il 30% le violenze sulle donne, riportando l’incidenza del triste fenomeno ai tempo del lockdown. Centocinquanta casi di maltrattamenti in famiglia, molti di più gli assistiti, che comprendono anche i figli delle donne vittime di soprusi. In trincea, spesso solo e nel disinteresse generale, il Centro antiviolenza “Libere tutte“, dal primo gennaio affidato all’associazione San Martino della Caritas."Affrontiamo casi di maltrattamenti in famiglia che comprendono violenze fisiche, economiche e psicologiche – spiega Laura Pelle, responsabile della struttura –. Registriamo di fatto un caso ogni due-tre giorni; ci occupiamo anche dei minori di famiglie in cui la mamma subisce maltrattamenti da parte del padre. Le vittime appartengono a tutte le fasce sociali e a tutte le nazionalità, non sono più straniere che italiane".

Che tipo di sostegno offrite? " Abbiamo diverse tipologie di accoglienza; nel momento in cui veniamo contattati da forze dell’ordine, ospedale o dalle stesse vittime cerchiamo di capire la tipologia di rischio. Se serve abbiamo due case di pronta emergenza a indirizzo segreto, dove al momento ospitiamo una quindicina di soggetti tra mamme e figli. Se il livello di rischio è minore, garantiamo supporto telefonico in orari specifici in cui la vittima può parlare con noi, colloqui e consulenze di tipo legale e psicologico".

Quale aiuto viene richiesto? "Bisogna rompere il circuito del maltrattamento, ma spesso ci troviamo di fronte donne che hanno paura di abbandonare casa e figli, o di perdere il sostentamento. La paura più grande è quella di perdere i figli. La donna maltrattata, a livello fisico e psicologico, subisce anche una riduzione dell’autostima. Noi non possiamo forzarla nel fare nulla, è necessarioa consapevolezza".

La prima richiesta? "Salvatemi, vi prego".

Modalità e ’cause’ del maltrattamento? "C’è un ciclo del maltrattamento. La donna non riesce a visualizzare i primi segnali. Spesso è la perdita del lavoro ad aumentare l’aggressività e la malvagità dell’uomo. A un certo punto arrivano le scuse, i regali. Tutto sembra risolto e invece è l’inizio di una seconda fase, più violenta".

Alla fine, le donne vittime di violenza rompono il legale con compagni e mariti? "Sì, dipende dalle situazioni e i tempi possono essere diversi, comunque sì, rompono il legame originario".

Nella comunità c’ è consapevolezza di un fenomeno grave e in aumento come i maltrattamenti in famiglia?

"Dei passi in avanti sono stati fatti, ma la comunità va sempre sensibilizzata: il maschilismo è ancora abbastanza imperante".

Stefano Cinaglia