Covid, muore dopo il contagio, "Mio papà si è infettato in ospedale"

La tragica vicenda di un 88enne perugino, portato in corsia per un’emorragia cerebrale

Un operatore sanitario

Un operatore sanitario

Perugia, 5 febbraio 2021 - E’ morto all’ospedale di Perugia dopo essere stato contagiato dal Covid molto probabilmente all’interno del Reparto di Neurochirurgia del Santa Maria della Misericordia dove era stato sottoposto a un intervento chirurgico. La drammatica vicenda di Francesco Sirignano, 88 anni di Perugia viene alla luce nei giorni in cui un altro paziente, un settantenne di Perugia, ricoverato a fine gennaio in seguito ad un’emorragia cerebrale, sarebbe stato infettato dal virus con le stesse modalità, all’interno del medesimo reparto e, in un momento in cui all’ospedale regionale sono scoppiati focolai di Covid-19. Ora la presenza della variante brasiliana sequenziata nei laboratori dell’Istituto superiore di sanità è più di un sospetto.

Cluster di virus esplosi in vari reparti quindi, dalla Nefrologia alla Medicina interna che era ritornata ‘bianca’, provocando il contagio di almeno una settantina di operatori sanitari, oltre a pazienti ricoverati non a causa della sindrome da SarsCoV2.

"Ho chiesto di acquisire le cartelle cliniche di mio padre per ricostruire esattamente cosa è accaduto in quei giorni, poi valuterò", racconta ora la figlia, Lara Sirignano, giornalista a Palermo. Il calvario della famiglia Sirignano inizia proprio il giorno di Natale quando l’uomo, 88 anni, diabetico viene colto da un malore e il medico di base, sospettando un problema neurologico, consiglia il ricovero in ospedale. Trasportato con un’ambulanza del 118 all’ingresso il tampone risulta negativo. Negli ultimi due mesi l’anziano era rimasto a casa proprio per evitare il contagio essendo in una fascia di età a rischio e, perdipiù diabetico. Alla famiglia sarà spiegato che l’eventuale assistenza non potrà fare avanti e indietro per evitare i rischi del contagio. L’intervento viene eseguito in anestesia locale con successo il 29 dicembre per ’aspirare’ l’edema attraverso una cannula. Sirignano è assistito da una badante che resta all’interno del reparto con lui. "Mio padre mi chiamava sempre, è stato lui a dirmi che c’era un positivo al Covid all’interno del Reparto e che gli era stato fatto un tampone di controllo ma era un uomo forte e ottimista, vedeva sempre il lato migliore". La badante, all’alba del 31 dicembre informerà i familiari della positività del paziente.

"Ho chiamato a reparto – spiega ora la figlia – e mi hanno confermato che mio padre era stato infettato insieme ad altri pazienti e che sarebbe stato trasferito nel reparto Covid di Medicina interna".

Sirignano resterà asintomatico fino al 3 gennaio per poi aggravarsi. Gli sarà diagnosticata mediante la Tac una polmonite interstiziale bilaterale. E a nulla serviranno i cicli di ossigeno anche mediante il casco. La speranza resta appesa a un filo. Fino alla notte tra il 15 e il 16 gennaio quando alla famiglia viene comunicato che Francesco non ha vinto la battaglia contro il virus.

«In quel reparto, diretto dalla professoressa Becattini sono stati eccezionali. Ho trovato persone con un’umanità e una professionalità uniche e non posso che ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per mio padre – racconta ancora Lara –. Ma mio papà è entrato in ospedale con un problema neurologico risolvibile e non è mai più uscito".

Un caso che sembra essersi ripetuto nei giorni a ridosso del 23 febbraio quando un settantenne è entrato in Neurochirurgia per un’emorragia cerebrale in seguito sembra a una caduta, è stato operato. A distanza di 3-4 giorni ha contratto il virus ed è attualmente ricoverato nella stessa Medicina interna Covid.