Il progetto umbro, "Testare i cittadini: obiettivo 3mila tamponi"

Il piano della professoressa Mencacci al vaglio della Regione. La classifica di ’Gimbe’ colloca il livello di sorveglianza in fascia media

La professoressa Antonella Mencacci nel laboratorio di Microbiologia

La professoressa Antonella Mencacci nel laboratorio di Microbiologia

Perugia, 25 maggio 2020 - Il progetto dell’Università, targato Antonella Mencacci (la professoressa di Microbiologia) mira all’obiettivo di oltre 3mila tamponi molecolari al giorno con uno screening attivo su larghe fette di popolazione. Un traguardo possibile dopo aver terminato le comunità a rischio: Rsa, carceri, forze dell’ordine e medici. La professoressa li chiama ’tamponi di sorveglianza’ e serviranno a scovare gli asintomatici tra i cittadini. Il progetto già c’è, manca solo l’ok dello Stato maggiore della sanità regionale per partire. Ma lo stesso direttore Claudio Dario, aveva annunciato di voler implementare i controlli, mediante tampone molecolare, nella Fase 2 dell’emergenza. Cioè, ora.

Ci sono pure kit e reagenti a sufficienza e, proprio nei giorni scorsi, la squadra della Mencacci ha acquisito un sistema, validato dall’Iss, per processare i tamponi manualmente, in modo relativamente veloce così da non dover attendere la consegna dei kit da parte delle aziende produttrici che, in un certo periodo, erano introvabili quanto i reagenti (il liquido per trasportare il prelievo fino in laboratorio) ora prodotti direttamente dall’Ateneo. "La mia idea è quello di eseguire tamponi su fette di popolazione per verifcare chi è stato a contatto con il virus. Troveremo tanti negativi ma anche qualche asintomatico", spiega la professoressa che ha realizzato uno screening anche da Cucinelli.

E’ di ieri invece la proiezione dei dati sui tamponi realizzata dalla Fondazione Gimbe che colloca l’Umbria nell’elenco delle regioni abbastanza virtuose per la caccia al virus con un livello medio di sorveglianza e 2.707 tamponi diagnostici ogni 100mila abitanti e 8 nuovi casi nel periodo tra il 22 aprile e il 20 maggio, a cavallo tra fine del lockdown e inizio della Fase 2. Insieme al Veneto – preso a modello – la squadra delle regioni virtuose sopra la media nazionale (1.768 tamponi) comprende Umbria, Basilicata e Friuli che stanno monitorando con più attenzione il coronavirus tra i propri abitanti. In cima alla classifica Valle d’Aosta e provincia autonoma di Trento con oltre 4mila tamponi ogni 100mila abitanti. Nella Fase 2 infatti – si è andato sbandierandolo ovunque – la logica era proprio quella di individuare più asintomatici possibili, anche attraverso gli screening, ovvero ricerche attive sul territorio. Ed è quello che la Mencacci vorrebbe iniziare a fare.

In totale l’Umbria ha eseguito 63.700 tamponi dall’inizio dell’emergenza. L’ultima settimana, per la verità, è andata un pò a rilento con appena 708 tamponi sabato (ma perché nel wee-end rallentano i prelievi), 1.313 venerdì, 1.225 il giorno precedente e 1525 test lunedì.

In particolare il laboratorio di Microbiologia, che già processa 600 tamponi al giorno potrebbe arrivare a quota 800, Istituto Zooprofilattico, Terni, Spoleto e Città di Castello potrebbe aumentare di 200 al giorno per raggiungere il traguardo dei 3mila. Intato In Umbria, stando al bollettino della Regione, aggiornato a ieri mattina alle 8, non si è registrato alcun nuovo positivo. I malati sono a quota 61, i ricoverati 17, di cui due nelle Terapie intensive. Si è però registrato un decesso.