Bimbo nato con gravi deficit, medico condannato

"Controlli esigui" ed esami interpretati "erroneamente". La Corte dei Conti: "La professionista risarcisca l’Asl 1 per oltre 140mila euro"

Rosa Francaviglia, procuratore regionale della Corte dei Conti dell’Umbria

Rosa Francaviglia, procuratore regionale della Corte dei Conti dell’Umbria

Perugia, 3 settembre 2022 - Una gravidanza delicata, quella di una paziente affetta da gestosi ipertensiva e del feto, di cui il medico dell’Usl Umbria 1 che la seguiva, avrebbe sottostimato e interpretato in modo non corretto gli esami a cui la donna era stata sottoposta. Negligenze ed errori, secondo la Procura regionale della Corte dei Conti, che avrebbero portato a non rilevare la sofferenza fetale, in conseguenza della quale il piccolo era nato con gravi deficit.

"Dagli esami sarebbe stata manifestamente evidente la sofferenza fetale, presente quanto meno dalla trentaduesima settimana e della crescita intrauterina e dalla sofferenza fetale cronica, circostanze che avrebbero imposto la notevole anticipazione del parto" ricostruisce il procuratore regionale Rosa Francaviglia, che ha contestato alla professionista di aver "sottostimato il quadro clinico della donna prescrivendo controlli esigui a fronte di patologia così grave" e di aver "interpretato erroneamente gli esami diagnostici (ematochimici, ecografici, Ctg) effettuati sulla donna e sul feto".

Se, al contrario, l’operato del medico fosse stato corretto, sempre secondo l’accusa, la donna sarebbe stata fatta partorire con largo anticipo, riducendo, presumibilmente, le gravi conseguenze per il nascituro, in sofferenza, sempre secondo la ricostruzione dei magistrati contabili, già da circa un mese prima del parto. Una ricostruzione, quella della Procura, che la difesa del medico ha contestato, sottolineando le condizioni difficili della gestante e contestando il nesso, al contrario rafforzato dalle consulenze tecniche che sono state acquisite anche nel corso del procedimento civile, tra le conseguenze riportate dal nascituro e una eventuale condotta lesiva. La Corte dei Conti, a conclusione dell’istruttoria, ha condiviso la ricostruzione degli inquirenti, condannando il medico al pagamento di oltre 140mila euro, ovvero il corrispettivo che l’Azienda sanitaria ha dovuto versare come risarcimento alla famiglia del bimbo a causa dell’errore attribuito al dottore.

Per i giudici, le rilevate mancanze professionali, dai controlli non adeguatamente frequenti alla lettura non corretta dei dati di laboratorio, hanno determinato "con colpa grave" il danno erariale patito dall’Azienda sanitaria. Danno che i giudici ora chiedono al medico di risarcire.