LUCA FIORUCCI
Cronaca

Concorsopoli, l’ultimo atto. Il tribunale decide sull’inchiesta che ha cambiato l’Umbria

Oggi, dopo le ultime repliche, il primo collegio si chiuderà in camera di consiglio. Tra gli imputati l’ex presidente Marini, l’allora sottosegretario Bocci e gli ex vertici dell’ospedale.

Concorsopoli, l’ultimo atto. Il tribunale decide sull’inchiesta che ha cambiato l’Umbria

Fu un terremoto. Quello che colpì l’Umbria, terra che con il sisma convive da sempre, nella primavera del 2019. Un terremoto giudiziario conseguenza dell’inchiesta che ipotizzava l’esistenza di un sistema che avrebbe gestito nomine e assunzioni nella sanità. Un sistema con a capo una sorta di sodalizio, presunto, a tirare le fila, a indicare chi sì e chi no, e a far quadrare i conti di graduatorie e prove abilitative, così da incastrare i pezzi del puzzle delle richieste che la politica e non solo avrebbero avanzato. Un sodalizio del quale, nella prima ipotesi dell’accusa, avrebbero fatto parte l’allora presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il “suo“ assessore alla Sanità, Luca Barberini, ma anche l’ex sottosegretario all’Interno, Giampiero Bocci, poi nominato anche segretario regionale del Partito democratico, e gli allora direttori, generale e amministrativo, dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca e Maurizio Valorosi.

In seguito all’avviso di garanzia, l’allora presidente Marini si dimise anticipatamente dall’incarico. Così fece anche l’assessore Barberini. Le successive elezioni d’autunno, portarono all’affermazione del centrodestra, con l’elezione della presidente Donatella Tesei. Un cambio di orientamento politico per l’Umbria che fu epocale, di fronte a una storia che era sempre stata di altro colore. A cinque anni da quando l’inchiesta è venuta alla luce, la vicenda si appresta ad avere la sua prima sentenza. È attesa per oggi dal primo collegio del tribunale di Perugia che, dopo le eventuali repliche, una formalità, si chiuderà in camera di consiglio per decidere se accogliere o meno le richieste della Procura della Repubblica di Perugia. L’accusa in aula è stata rappresentata dai sostituti procuratori Mario Formisano e Paolo Abbritti. I reati contestati si muovono tra il falso e la rivelazione di segreto d’ufficio e l’abuso d’ufficio. L’accusa ha individuato, contestando loro l’associazione a delinquere, il presunto sodalizio in Marini, Bocci, Barberini, nei due direttori Duca e Valorosi (condannati per i singoli reati in procedimenti separati), nei dirigenti dell’Azienda ospedaliera, Maria Cristina Conte, Rosa Maria Franconi e Antonio Tamagini.

In fase di richiesta, i pm, per questa imputazione hanno, però, chiesto l’assoluzione di Marini e Bocci, ferme restando le contestazioni sugli episodi specifici. Diamante Pacchiani, allora direttore amministrativo, era stato giudicato con rito abbreviato e in appello è stato condannato a un anno e sei mesi (abuso d’ufficio e associazione a delinquere).