Concluse le indagini sul giudice Rana

Corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio le ipotesi di reato contestate all’ex presidente della sezione fallimentare del tribunale

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PERUGIA

Undici indagati, ma il primo, e il più roboante dell’elenco è Umberto Rana, giudice, già presidente della sezione fallimentare del tribunale di Perugia. Le indagini su di lui, effettuate dai pm della procura di Firenze, si sono concluse. Corruzione in atti giudiziari, in concorso, e abuso d’ufficio, le ipotesi di reato contestate a Rana, il magistrato, accompagnato con un altro magistrato, Manuela Comodi, che "salvò" una collega aggredita da una persona destinataria di un’esecuziona immobiliare. Ma quella storia non c’entra. C’entra invece un altro scandalo che ha investito il tribunale perugino: quello dell’ex procuratore aggiunto Antonella Duchini, pure lei finita sotto la lente d’ingrandimento dei colleghi di Firenze per la gestione delle sue inchieste. Si parte da una richiesta di fallimento, quello della “Gold“ di Franco e Giuseppe Colaiacovo. Di cosa è accusato Rana? Nove gli episodi, tra il 2018 e il 2019, in cui, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto utilità in cambio di consulenze agli amici. Si va da buoni acquisto da spendere nelle boutique Donati e De Sanctis, a favori personali e professionali; la denuncia dei redditi gratis o l’utilizzo di una macchina. I principali ’sponsor’ del giudice Rana, sempre secondo le accuse, sarebbero stati i professionisti Francesco Mitridate, Patrizio Caponeri e Corrado Maggesi, che in virtù del rapporto col presidente della sezione fallimentare, si sarebbero garantiti il lavoro. 22 nomine in collegi fallimentari per Maggesi, 31 per per Caponeri, 23 per Mitridate. Incarichi anche per Andrea Ceccarelli, amico della coppia Rana-Comodi, ritenuto dai pm fiorentini, Luca Turco e Leopoldo De Gregorio, "incompatibile" a far il commissario giudiziale nel fascicolo "Falcinelli costruzioni". Caso fotocopia quello di un altro amico di Rana, Roberto De Bernardis, curatore della procedura fallimentare della "Mobili Palazzo srl", Andrea Pedatta, commissario del concordato preventivo della "Azzurra srl" e della "Alessandretti Legnami". Infine, per il caso Colaiacovo, con Rana sono indagati per abuso d’ufficio Pier Francesco Valdina e Patrizio Caponeri, inizialmente professionisti incaricati da Giuseppe Colaiacovo di presentare il ricorso per l’ammissione al concordato, e Andrea Nasini: il giudice li avrebbe "suggeriti" all’imprenditore per il buon esito del suo procedimento. Infine, Fabio Dominici e Alessio Mancini, commissari giudiziali del fallimento Colaiacovo, sono accusati di aver compiuto atti contrari al loro incarico, per procurarsi ulteriori compensi. L’inchiesta nacque dalla denuncia di un commercialista: il giudice confessandogli di trovarsi in difficoltà economiche, gli avrebbe proposto incarichi in cambio di soldi.