Cava, la parola torna alla Colacem

Spoleto: il Comune proroga l’autorizzazione allo sfruttamento. Ora serve chiarezza sul futuro dello stabilimento

Il Comune di Spoleto proroga l’autorizzazione allo sfruttamento della cava di Santo Chiodo alla Spoleto Cementi (gruppo Colacem) ed ora la parola passa al gruppo Colacem per capire quali siano le intenzioni sul futuro dello stabilimento di Sant’Angelo in Mercole. La presentazione di una manifestazione di interesse per la cava da parte di un gruppo imprenditoriale interessato a rilevare il cementificio di Spoleto non è bastata a sospendere o addirittura revocare la concessione in essere perché, come previsto dalle normative, il Comune di Spoleto ha rinnovato la convenzione che lega la cava allo stesso cementificio. Non è bastato neanche l’appello di Filca Cisl che si era rivolta alla regione Umbria per chiedere di aprire un tavolo di concertazione urgente per valutare il nuovo progetto imprenditoriale. Il sindaco però rimane in attesa della convocazione e assicura che seguirà gli sviluppi della vicenda fino alla fine perché l’obiettivo deve essere quello di riattivare il sito industriale di Spoleto. Spoleto è la città umbra che negli ultimi anni ha visto scendere maggiormente i livelli occupazionali e le istituzioni su questo fronte si devono attivare per arginare la problematica.

"L’obiettivo – afferma Emanuele Petrini della Cisl – deve essere quello di ricreare lavoro sul territorio. La cava di Santo Chiodo rappresenta il vero valore non si può estrarre a Spoleto per produrre altrove. Ci sono otto persone che sono costrette ad andare tutte le mattine a Gubbio ed è anche per loro che stiamo seguendo questo caso. Ora che la convenzione è stata rinnovata, Spoleto Cementi deve presentare in tempi rapidi un piano industriale vero e proprio e lo deve presentare in tempi rapidi. Non possiamo aspettare altri cinque anni e nel frattempo permettere di scavare una montagna per creare occupazione a Gubbio. Tre o quattro lavoratori impegnati alla cava non sono sufficienti, la materia prima deve essere lavorata a Spoleto e va riattivato il cementificio di Sant’Angelo in Mercole. Non possiamo farci sfuggire un’opportunità simile. Quindi è il caso che la politica prenda anche in considerazione il nuovo progetto imprenditoriale".

Lo stabilimento di Spoleto prima è stato destinato alla lavorazione del clinker, poi è stato definitivamente chiuso. Di 35 dipendenti, appena 8 si sono trasferiti a Gubbio Il nuovo progetto imprenditoriale, secondo la Cisl, garantirebbe la rigenerazione del sito industriale e di tutta l’ara circostante, lasciata oggi nel più assoluto abbandono, ma soprattutto l’assunzione di circa 60 dipendenti. Da valutare anche l’indotto e le ricadute economiche di un progetto simile sul territorio.