
Uno degli abitanti rimasti a Castelluccio di Norcia (Crocchioni)
Castelluccio di Norcia (Perugia), 5 novembre 2016 - Giù a piedi per il Pian Grande, in faccia la Cima del Redentore, spaccata a metà dal terremoto. Al seguito duecento pecore. La transumanza da Castelluccio di Norcia comincia con le prime luci della mattina. Ha qualcosa di epico questa marcia. Di più ora che è dettata dalla tragedia. Diego Pignatelli parte con il suo gregge. L’anziano padre Adorno abbraccia i compagni del paese e gli scendono giù lacrimoni di amarezza. Se ne deve andare dal suo borgo distrutto dal terremoto, dove si arriva passando per una mulattiera o in elicottero perché la strada è crollata.
«È andata bene la transumanza. In tre ore eravamo a Visso – racconta Diego –, il camion ci è venuto a prendere lì e abbiamo caricato le bestie. Vanno a Porto Recanati, poi a Rovigo per l’inverno. Noi andiamo a Perugia dai parenti, ma a primavera torniamo e ricostruiamo Castelluccio». È una promessa quella di Diego, una vita passata quassù a 1.500 metri dove il termometro arriva a – 41 gradi.
Il cuore e l’anima che restano appiccicati alle macerie. Non è solo una casa per questa gente di montagna. È la loro vita. E ora la lasciano con tanta incertezza sul futuro. Come Diego altre due greggi sono partiti nelle ultime ore. Con loro i pecorai. «Le vacche e i cavalli vanno giù da soli, le pecore no, bisogna accompagnarle», raccontano i ‘resistenti’ di Castelluccio. Quelli che solo ora, a sei giorni dalla grande botta, si sono decisi ad evacuare. Cinque allevatori in tutto. Le 600 pecore di Castelluccio hanno già fatto la transumanza.
Lunedì tocca ai due greggi di bovini: 120 capi. Il vero patrimonio di questa gente. «Castelluccio mi ha dato da mangiare e io non l’abbandono. Aspetto che arriva l’Esercito, altrimenti non mi muovo». Augusto Coccia è l’anima di Castelluccio. Ne custodisce il senso profondo e i segreti. «Se non mettono il presidio non mollo. La gente sennò si infila dentro le case». Le vacche invece sono pronte a partire. «Le tenevo qui anche l’inverno, le mie bestie. Libere, a pascolare sui monti e poi facevo il formaggio. Avevo anche un sito internet per venderlo. Ma adesso…. ». «Adesso è tutto distrutto», dice la moglie, Nicoletta. Augusto partità con l’amico Ottaviano. «Le sue vacche l’hanno già fatta la transumanza. Le mischiamo. Ma per le mie bestie ho paura. È come metterle in galera, dopo tanti anni».
C’è una stalla che la Regione Umbria ha dissequestrato da un fallimento pronte ad accoglierle. «Sistemeremo lì anche altri capi di bestiame », spiega Valentino Valentini, delegato della presidente Catiuscia Marini. L’inverno passerà. Tra poco arriverà la neve. Ma gli abitanti di Castelluccio torneranno. «A marzo riportiamo il bestiame. Ma noi dove andiamo se non ci danno manco un container?». E Castelluccio? «La dovranno ricostruire, sempre qui perché sennò non è più Castelluccio ma stavolta con le case non più alte di due piani. Però lo sa? Quanto era bella. Castelluccio non tornerà mai più com’era prima».