
di Sofia Coletti
C’erano una volta il Lilli e il Turreno. Due luoghi simboli dell’identità, della storia e della cultura perugina, chiusi ormai da anni e adesso protagonisti di “Buio in sala. Rilevazione dei cine-teatri Lilli e Turreno di in attesa di un futuro“: è il libro, attualissimo e ricco di spunti e prospettive, scritto da Matteo Pacini, folignate, classe 1980 che si divide tra l’attività di curatore di mostre d’arte contemporanea (sua è “Art Monsters“ a Palazzo della Penna) e lo studio del territorio attraverso la catalogazione del patrimonio industriale e urbano dismesso. Proprio da qui nasce il volume che si avvale della prefazione di Renato Covino e dell’introduzione di Paolo Belardi, disponibile in libreria e sul sito della casa editrice Il Formichiere.
Pacini, perché ha scritto questo libro?
"Perché voglio lasciare un’impronta malinconica e reale di quello che sono stati due luoghi simbolo che si avviano al cambiamento. Per far si che l’evoluzione possa procedere è fondamentale conservare la memoria di quello che c’è stato. Io consegno alla città schede che ricostruiscono la situazione attuale".
Come si è svolta la sua ricerca?
"Attraverso la raccolta di fonti bibliografiche, iconografiche e d’archivio che ho incrementato con una campagna fotografica molto aggiornata sullo stato attuale. Ci sono anche testimonianze di quanti hanno vissuto queste due realtà e fotografie d’epoca private, di famiglia. Il libro testimonia la stato di abbandono che corrisponde all’ultima situazione di originalità. So che sono previsti progetti di riqualificazione più o meno imminenti".
E lei cosa ne pensa? Una volta recuperati Lilli e Turreno avranno ancora un senso?
"In entrambi i casi le riqualificazioni devono tenere conto del preesistente, queste due sale storiche non possono essere del tutto snaturate. E’ ovvio che non torneranno più a risplendere come una volta per svariati motivi tra cui la crisi del settore e la concorrenza spietata dei multiplex di periferia. La destinazione d’uso cambierà, il cambiamento è inevitabile ma una parte per cinema e attività culturali dovrà restare".
Il libro ripercorre la storia e le vicende delle due sale. Quando sono nate?
"Il Turreno è un teatro di fine ’800 creato perché a c’era l’esigenza di un politeama per le arti varie. La città aveva un teatro dedicato ad ogni settore e dopo Pavone e Morlacchi serviva un teatro più popolare, dove godersi spettacoli teatrali e circensi pagando poco e senza doversi vestire da gran sera. Era amatissimo dal pubblico e ha accompagnato nell’evolversi del gusto, della storia, della società. Qui sono passati grandi personaggi fino al 1954 quando è stato rifatto completamente e trasformato in una delle più grandi sale cinematografiche del Centro Italia. Aveva quasi duemila posti".
E il Lilli?
"Nasce dopo, dall’intuizione di Dino Lilli, grandissimo architetto perugino che a Largo Cacciatori delle Alpi ha raccolto gli apici degli stili da lui attuati. Il Lilli è uno dei pochi esempi di architettura razionalista a , era una progettazione all’avanguardia con il tetto apribile che d’estate lo trasformava in un cinema all’aperto. Era piacevolissimo vedere i film sotto il cielo stellato ed era funzionale visto che all’epoca si fumava in sala. Nacque in un periodo complesso e venne inaugurato mentre scoppiava la Seconda Guerra Mondiale. Delle prime fasi restava pochissimo materiale, non è stato facile recuperarlo, ho coinvolto i proprietari e chi ci ha lavorato".