Spunta un terzo finanziere nell’inchiesta per corruzione avviata dalla procura di Perugia e dagli investigatori delle fiamme gialle che aveva portato in cella Savino Strippoli (ora ai domiciliari per decisione del Riesame) e agli arresti in casa gli imprenditori Alvano Bacchi (patron della 3M) e Giovanni Sandomenico che, dopo la confessione, sono tornati liberi.
Il militare è attualmente in pensione ma sarebbe stato lui, nel 2018, a mettere in contatto Bacchi con Strippoli, in occasione di una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate che portò a una contestazione per cui l’imprenditore ha dichiarato di aver dilazionato il pagamento di circa 300mila euro. In quell’occasione, dopo i funzionari del Fisco si fecero avanti i finanzieri. Ed è in quell’occasione che Bacchi – ha riferito lo stesso imprenditore al gip Lidia Brutti – avrebbe pagato una prima mazzetta a Strippoli per alleggerire la sua posizione. Anche in quel caso scattò comunque la contestazione per 20-25mila euro.
Poi nel 2020 la nuova occasione di incontro tra il luogotenente e Bacchi. A Strippoli venne delegato l’accertamento-trappola, dopo che la fonte confidenziale aveva rivelato informazioni sul militare in odore di corruzione. Bacchi – assistito dagli avvocati Ilario Taddei e Francesco Pugliese – ha confessato non solo di essersi accollato i 5.300 euro di lavori per la piscina di casa del finanziere a metà con Sandomenico (che, a sua volta, ha ammesso successivamente la circostanza) ma anche di aver pagato 2mila euro in contanti al finanziere per quel ’castello positivo’ da costruire circa le presunte false fatture.
L’imprenditore ha collocato l’episodio in occasione dell’incontro con il finanziere, il 15 febbraio scorso, nell’azienda di Eros Giovannini, l’imprenditore su cui era stata avviata la verifica per la presunta utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti (di cui avrebbe beneficiato anche la 3M di Bacchi). Strippoli – annotano gli investigatori – resterà per due ore con i due imprenditori ma staccherà il cellulare, così evitando anche l’orecchio indiscreto del trojan e riferendo poi alla coniuge di aver scaricato il cellulare.
Ma quei soldi – nella ricostruzione di Bacchi – non sarebbero bastati tanto da incaricare il suo uomo di fiducia, Sandomenico, di contattare la società che stava realizzando i lavori per la piscina e di accollarsi il resto della fattura di 5mila e 300 euro. Denaro che i due imprenditori avrebbero dovuto pagare a metà.
Adesso anche Strippoli – difeso dall’avvocato Vincenzo Maccarone – che, inizialmente aveva negato le mazzette e ammesso solo la partecipazione a una società commerciale (di lì il reato di frode nei confronti della Finanza) potrebbe decidere di parlare con il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini che segue gli accertamenti.
Eri.P.