"Sono innocente". Assolto dopo 14 anni

La Corte d’Appello di Firenze ha scagionato definitivamente l’imprenditore Paolo Ottaviani: "Non ha commesso il fatto"

L’imprenditore Paolo Ottaviani, assolto ieri in via definitiva

L’imprenditore Paolo Ottaviani, assolto ieri in via definitiva

Perugia, 18 dicembre 2021 - Quattordici anni. Quattordici, lunghissimi anni durante i quali ha gridato quanto più ha potuto la sua estraneità ai fatti che gli venivano contestati. E ieri, quando la Corte d’Appello di Firenze ha letto la sentenza che lo ha assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, Paolo Ottaviani è scoppiato in un pianto liberatorio. Era in aula, seduto accanto ai suoi avvocati, Francesco Falcinelli e Patrizio Tofi, che lo hanno assistito nella sua vicenda, che non è solo giudiziaria, ma anche (e forse soprattutto) umana. Cominciamo dall’inizio. E’ il 2008. Paolo Ottaviani, allora cinquantaduenne, è un affermato imprenditore folignate: la sua azienda, nel settore tessile, è nota in Umbria e a livello nazionale; ha un importante fatturato e un altrettanto rilevante volume d’affari. L’11 gennaio viene fermato per un controllo e nella sua auto, nel portabagli, sotto alla ruota di scorta, viene trovato un etto di cocaina. E’ l’inizio dell’inferno. Ma Ottaviani, seppur provato umanamente ed economicamente, da subito, sin dal primo istante, si dichiara innocente. Non basta. L’accusa è pesante: è stato colto in flagranza, con droga che, viene ritenuto dagli investigatori, fosse destinata allo spaccio. Resta in carcere, a Capanne, per due mesi. Poi altri due mesi ai domiciliari.

Nel frattempo, le banche gli revocano gli affidamenti che aveva in essere: da cinque milioni a zero, in pochissimi giorni. Ma lui continua a dichiararsi estraneo ai fatti, dice di essere stato incastrato. Lo fa anche durante il giudizio di primo grado, quando viene condannato a tre anni e quattro mesi. Paolo Ottaviani non si arrende, chiede ai suoi legali di rivolgersi alla Corte d’Appello di Perugia: vuole combattere, sa che con la droga non ha niente a che fare. Presenta una denuncia contro ignoti, su quel controllo, su quella cocaina. Gli avvocati Falcinelli e Tofi in aula sostengono le ragioni su cui si fonda l’estraneità di Ottaviai. Ma la Corte d’appello di Perugia conferma la condanna. "Si va avanti", dice Ottaviani ai suoi legali. Non resta che la Corte di Cassazione: gli “ermellini“ tengono conto delle indagini della Procura (seguite alla denuncia dell’imprenditore) che avevano in effetti portato a evidenziare situazioni in danno di Ottaviani, che davano “peso“ alla sua pretesa innocenza. La Suprema Corte accoglie il ricorso, annulla la sentenza e dispone il rinvio alla Corte d’Appello di Firenze. E ieri il processo con l’assoluzione (arrivata dopo quattordici anni!), con la formula più ampia. Paolo Ottaviani era seduto accanto ai suoi avvocati e non ha nascosto la grandissima emozione: ha pianto, ha sentito di aver riconquistato la sua dignità. Perché sì, la sua attività imprenditoriale è andata avanti; sì, la sua vita è proseguita, ma il suo desiderio di verità non trovava pace. Fino a ieri.

«Esprimiamo massima soddisfazione per il positivo epilogo della vicenda giudiziaria di Paolo Ottaviani – sottolineano gli avvocati Francesco Falcinelli e Patrizio Tofi –. Il nostro assistito ha visto riconosciuta dalla Corte d’Appello di Firenze la fondatezza della propria pretesa di estraneità che ha affermato con caparbietà fin dall’inizio, essendo egli del tutto incompatibile con condotte illecite in generale e in particolare con quanto attiene alle sostanze stupefacenti. Al termine di un completo iter giudiziario – concludono Falcinelli e Tofi – viene ora riconosciuta la sua piena innocenza".