SARA MINCIARONI
Cronaca

Amanda, la serie delle polemiche. Il delitto diventa un romanzo rosa. E Meredith è un’ombra lontana...

Leggerezza che stride con la materia trattata e trasforma un dramma giudiziario in un melodramma romantico .

Leggerezza che stride con la materia trattata e trasforma un dramma giudiziario in un melodramma romantico .

Leggerezza che stride con la materia trattata e trasforma un dramma giudiziario in un melodramma romantico .

"Rilasciata su Disney+, The Twisted Tale of Amanda Knox" non poteva che suscitare curiosità e polemiche. Le prime due puntate (nella foto una scena) confermano quanto fosse prevedibile: più che un ’true crime’, la serie è un’autonarrazione patinata di Amanda Knox, interpretata dalla bellissima Grace Van Patten, che decide di raccontare se stessa attraverso le immagini.

Il punto di vista è unico e unilaterale: quello della Knox appunto, la giovane americana che venne assolta in via definitiva nel 2015. Meredith Kercher, la vittima, è solo un’ombra lontana. Lo spettatore viene spinto a identificarsi con Amanda, a seguirne paure, sogni e fragilità, dimenticando a tratti che al centro della storia c’è un omicidio irrisolvibile per ferite e dolore. Lo stile colpisce: la regia gioca con toni fiabeschi, dialoghi teatrali e una colonna sonora che a volte strizza l’occhio al "Favoloso mondo di Amélie" — lo stesso film che Knox e Sollecito dissero di aver visto la notte del delitto –. Una leggerezza estetica che, però, stride con la materia trattata, rischiando di trasformare un dramma giudiziario in un melodramma romantico.

La prima puntata si apre con il viaggio del giugno 2022, quello che Amanda percorre attraversando un posto di blocco in Italia nascosta sotto una coperta, si capirà poi per andare ad incontrare Mignini. "Le danno la caccia, non hanno mai smesso, non lo faranno mai, è una trappola", dice la madre nel film. "Dobbiamo tornare indietro" insiste, "non esiste" rispondono i glaciali occhi blu fissando l’obiettivo mentre la camera stringe un primissimo piano pieno di promesse per un proseguo avvincente. E poi c’è l’Italia rappresentata con toni caricaturali, quasi folkloristici. Non tanto Perugia come città, a cui panorami e sfondi rendono anche giustizia. Ci sono piuttosto magistrati e investigatori che diventano personaggi da fumetto: il procuratore Mignini con la sua inseparabile pipa, i poliziotti dallo stile pittoresco, il sistema giudiziario reso più come un intrigo teatrale che come una macchina complessa e fallibile. Per chi ha seguito e raccontato quei giorni, il déjà vu è inevitabile, ma filtrato da un pennello grossolano che lascia l’amaro in bocca. Una testimone spaventata e confusa che viene derisa, presa di mira per le sue “stranezze”, quasi bullizzata dalla polizia. La sensazione è che la serie non racconti il caso Kercher, né restituisca dignità a Meredith. Vuole essere il palcoscenico definitivo della Knox, la sua occasione di riscrivere la narrativa su di sé, trasformandosi da imputata controversa, a protagonista di un romanzo di formazione. Un’operazione che intrattiene, forse, ma che lascia addosso più inquietudine che empatia.

Sara Minciaroni