
Agricoltura, caporalato e paghe da fame
L’agricoltura sociale come modello vincente contro uno dei fenomeni più brutali nel mondo del lavoro: il caporalato. Il tema è stato affrontato ieri alla sala della Vaccara dove molti ospiti hanno dato il proprio contributo illustrando il fenomeno in Italia ma anche in Umbria. A descrivere lo stato di salute della nostra regione sono state le esperienze sul campo dell’ispettorato del lavoro regionale. I contratti di lavoro stipulati nel settore agricolo sono il più delle volte a tempo determinato, di quarto o quinto livello e dove la paga non arriva a 8 euro lordi all’ora (7,44 lordi, quindi 5 euro netti). Lo sfruttamento dei lavoratori non si esprime solo sulla paga, come è stato sottolineato, ma soprattutto sulle condizioni di vita dei lavoratori che, molto spesso, vivono in alloggi abusivi, condivisi con più persone. Tra le irregolarità che gli uffici preposti hanno rilevato durante i controlli, c’è il fenomeno del rilascio di attestati finti e quindi di titoli di formazione non veri. Caporalato e irregolarità nei contratti che non tocca solo il settore agricolo, ma anche quello dell’edilizia, della logistica, del turismo e della grande distribuzione organizzata.
L’incontro è stata l’occasione per presentare il progetto "Rural Social act", che h visto Cia-Agricoltori Italiani capofila di 30 partner tra cooperative, consorzi, Ong e associazioni che punta sull’agricoltura sociale per promuovere processi virtuosi di inclusione e re-inserimento socio-lavorativo dei migranti e contrastare il fenomeno del caporalato. "Agromafie e caporalato si fronteggiano con una attenzione massima partendo anche dalla collaborazione tra gli enti pubblici e le organizzazioni - ha detto Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori dell’Umbria. Il dato fortunatamente tiene l’Umbria un po’ fuori da questa problematica, ma ciò non toglie che il livello di guardia deve essere sempre alto. Oggi anche la politica agricola comunitaria ha messo il tema della responsabilità sociale in campo agli agricoltori e quindi al rispetto del lavoro in agricoltura e noi intendiamo lavorare con progetti come questo per disseminare quelle che sono le buone pratiche, il reinserimento e il collocamento delle persone che hanno difficoltà nel nostro paese".
Tra i presenti la seminario, patrocinato dal Comune di Perugia, il vice presidente della Regione, Roberto Morroni insieme al direttore Luigi Rossetti, Andrea Seppoloni, ispettorato del lavoro di Perugia, Gaetano Martino direttore dipartimento di Scienze agrarie e alimentari dell’Università di Perugia, Fabrizio Dionigi, Ariel cooperativa sociale.