Zio Guido grande mezzala: "I bimbi e la palla di cenci"

La professoressa Gabriella Garzella, storica e tifosa: "Passione di famiglia. Il fratello della mia nonna tra i primi giocatori. Nell’82 ero in nave ed esultai".

La professoressa Gabriella Garzella, storica e tifosa: "Passione di famiglia. Il fratello della mia nonna tra i primi giocatori. Nell’82 ero in nave ed esultai".

La professoressa Gabriella Garzella, storica e tifosa: "Passione di famiglia. Il fratello della mia nonna tra i primi giocatori. Nell’82 ero in nave ed esultai".

di Antonia Casini

Una passione di famiglia. Storica del Medioevo, presidente della Società Storica Pisana e tifosissima del Pisa.

Professoressa Gabriella Garzella, il Pisa ha da poco festeggiato 116 anni, una storia lunga che è cominciata con un gruppo di “bimbetti”, come si dice qui, che giocava con un pallone di stracci in Piazza San Paolo a Ripa d’Arno. Nella sua famiglia com’è stato il rapporto con il tifo?

"Un po’ di nerazzurro deve essere nel nostro Dna: Guido Pera, classe 1891, fratello della mia nonna Alfonsa, è stato definito uno dei leggendari calciatori agli albori dello Sporting Club: mezzala del Pisa fino al 1912, andò poi a Bologna, in una squadra milanese e tornò qui nella stagione 1920-21".

E come veniva vissuto questo legame?

"Ho sempre conosciuto la sua storia. Il tifo, però, deve avere saltato una generazione perché a mio padre non importava del calcio. Ho tre fratelli, noi abitiamo vicino alla Stazione e loro hanno passato l’infanzia nella piazza dov’è nato tutto. Anche loro giocavano in Piazza San Paolo a Ripa d’Arno, come tutti i ragazzi del quartiere. Supporter appassionati, appena hanno potuto, sono andati da soli allo stadio. Quando sono cresciuti, hanno seguito la squadra anche in trasferta. All’epoca non c’erano cellulari, televideo né piattaforme streaming. E quando il Pisa giocava fuori casa, l’unica soluzione per conoscere i risultati era telefonare al bar Fiume in galleria Gramsci".

Ha ancora cimeli di quelle stagioni più lontane?

"In particolare conservo una sorta di rassegna stampa, un grande album con tutti i ritagli dei giornali della stagione trionfante, quella del ’67-68 quando il Pisa, conquistando il secondo posto, come quest’anno, passò in A".

E tra i suoi amici e colleghi?

"Era il giugno 1982. Eravamo a Palermo per un convegno in cui furono passati in rassegna i rapporti di Pisa con la Sicilia, molto intensi nel medioevo: un manipolo di storici e rappresentanti comunali. Il 13 giugno, giorno della partita con la Reggiana decisiva per il campionato di quella stagione, stavamo rientrando a bordo del traghetto Palermo-Napoli. Non avevamo notizie. “Chiediamo all’equipaggio, loro hanno la radio“, pensammo. Con noi si trovava il professor Michele Luzzati, che, a un certo punto, sparì dalla nostra vista per ritornare dopo un po’: al centro del suo berretto bianco, a pennarello, c’era la scritta “A”".

E fu una grande festa.

"Esultammo tutti. Con l’allenatore Agroppi e il presidente Anconetani cominciava la stagione d’oro del Pisa. Iniziò anche la mia frequentazione dello stadio. Mi abbonai insieme al collega e amico Marco Tangheroni, un grande tifoso".

Come vede il gruppo Pisa di oggi?

"I ragazzi mi piacciono moltissimo, mi sembrano validi dal punto di vista del gioco, entusiasti, solidali tra loro e anche senza tanti grilli per la testa. Persone normali, insomma, dotati di grande professionalità. Vedo tanta capacità di squadra, merito anche dell’allenatore, uno dei motivi degli ottimi risultati raggiunti".