SAVERIO BARGAGNA
Pisa in serie A 

"L’eredità di Romeo vive ancora. Oggi siamo figli di Anconetani"

Il giornalista televisivo e una vita col microfono: "Anni irripetibili dove il calcio era davvero fra la gente"

Massimo Marini, giornalista e volto televisivo ora di Granducato, apra il cassetto dei ricordi. Come è iniziata la sua carriera?

"La storia è curiosa. Nel 1981 fui chiamato da Enzo Banti e altri colleghi imprenditori che avevano deciso di mettere in piedi un’emittente radiotelevisiva. Si chiamava Radio TelePisa 50 e aveva sede in Largo Ciro Menotti, proprio accanto a La Nazione. A quell’epoca avevo smesso di giocare a calcio e facevo il magazziniere in un’attività di Santa Croce. Improvvisamente però l’azienda chiuse senza alcun preavviso e senza avvertirci. Mi trovai senza lavoro...".

Quindi?

"Enzo Banti si ricordava di me perché cantavo come solista in un complesso. Mi convocò e mi disse: ’Il microfono lo sai usare, vieni a darci un mano’. Mi mandò subito a fare una telecronaca della partita del Cascina. Dopo qualche mese già conducevo sette trasmissioni alla settimana".

E il suo rapporto con il Pisa?

"Il Pisa era in Serie A. All’Arena arrivò la Juventus e fui chiamato per un servizio. Qualche giorno dopo decidemmo di intervistare Romeo. Il presidente non mi voleva ricevere e io bluffai. Dissi che doveva assolutamente fare un’intervista col ‘più bravo giornalista di Pisa’. E mi fece entrare".

L’inizio di un grande rapporto.

"L’intervista andò bene e allora tornai alla carica. ‘Presidente perché il martedì non viene a trovarci in televisione?’. Accettò ma solo a condizione che fosse per quattro puntate. Volle addirittura firmare una sorta di contratto. Poi, dopo la prima trasmissione, strappò il foglio".

E allora...

"Abbiamo registrato 700 puntate. A Ferragosto, sotto le feste di Natale, perfino se c’era la Nazionale. Erano trasmissioni vive. Le telefonate dei tifosi, i premi ai tifosi e ai giocatori. Premi che Anconetani usava come pagelle: ai migliori della settimana dava la carne, ad altri le spille...".

Anni irripetibili.

"Come film. Ho realizzato interviste impossibili: da Maradona ad Agnelli. Sempre a bordo campo. E poi c’erano tutte le iniziative collaterali".

Del tipo?

"Le cene nei 39 club di tutta la provincia. Ogni settimana stavamo con la gente e fra la gente: il presidente, i direttori, i giocatori. Romeo aveva questa capacità incredibile: sapeva coinvolgere tutti. Tutti con lui si sentivano speciali. Ha inventato le serate ai club dei tifosi, i treni a basso costo. Ha coinvolto tutta la città e questa sua eredità vive ancora nella tifoseria. Se fossi io il presidente ripartirei da qui. Ma...".

Che cosa?

"Dobbiamo ringraziare chi, negli ultimi 34 anni, ha tenuto viva questa passione. Non esisterebbe questa serie A senza Gattuso, Lisuzzo, Raimondi, Braglia, Ventura, Ferrigno e D’Angelo. Tutta gente che ha dato l’anima per questi colori. Mi permetta però una osservazione".

Prego.

"Il calcio di oggi lo trovo, a tratti, odioso. Si è perso il contatto con la gente, con la comunità, con la socialità. I calciatori non parlano perché ci sono le pay-tv con le esclusive. Non possiamo più confrontarci con l’allenatore né con la proprietà. Ecco, questo mi allontana. Certo, resto un tifoso del Pisa ma il calcio era bello quanto lo potevi vivere e raccontare: che tu fossi un giornalista, un avvocato o un farmacista... la domenica toglievi il grembiule ed eri parte di un’idea collettiva. Non era privilegio soltanto di qualcuno".

Come vive questa promozione?

"Sono convinto che questo traguardo sia frutto di un percorso e non di una casualità. Gran parte del merito sportivo poi va a Inzaghi che fin dal primo momento ha capito che questa rosa aveva qualità importanti".

Che cosa significa per la città questa promozione?

"Mi auguro che questo risultato sportivo abbia ricadute anche su tutto l’indotto: da un punto di vista commerciale complessivo. Più gente, più turisti, più persone al ristorante e così via".

Che estate sarà dal punto di vista sportivo?

"Impegnativa. Mantenere la massima Serie non è facile e ancora più difficile è confermarsi nel tempo. Ma sono certo che questa società avrà la forza e le idee per rafforzare la squadra in modo intelligente creando anche quelle plusvalenze che permettono di resistere ad alti livelli".